Il monte Cengio situato a 1354 metri alle pendici inferiori dell’ Altopiano di Asiago e “fortezza naturale” sopra la Val D’Assa, divenne baluardo difensivo durante la Strafexpedition del 1916 dove, soprattutto i Granatieri di Sardegna, si immolarono per fermare l’avanzata delle truppe austriache in pianura.

Il Monte Cengio a Sud e a Sud-est è cinto dalla catena dei Monti Barco, Panoccio e Belmonte, che fa da fiancata della val Canaglia.

La Strafexpedition – 1916

Il 1916 inizia con apparente calma, la guerra ancora si combatte vicino agli ex confini e non sembra toccare Asiago. La quiete nella vallata venne definitivamente distrutta con la strafexpedition (spedizione punitiva) che mise a ferro e fuoco l’altopiano di Asiago. L’offensiva, attentamente preparata da mesi, portò un gran numero di cannoni di vario calibro (dai 1500 ai 2000), con oltre 18 nuove divisioni (più di 400.000 uomini), che il 15 Maggio 1916 iniziarono a bombardare a tappeto le linee italiane e di conseguenza anche Asiago e i paesi limitrofi.

L’offensiva era stata affidata all’ 11 armata e alla 3. L’ 11 armata doveva attaccare la zona tra Camporovere e la Sella di Carbonare, la 3 armata occupare l’intero altopiano.

Nel giro di pochi giorni l’offensiva austro-ungarica riuscì ad occupare luoghi chiave: Il Zugna, Col Santo, buona parte del Massiccio del Pasubio, Monte Toraro, l’altopiano di Tonezza, Il Portule, bocchetta Portule e la Piana di Marcesina. Il 25 Maggio 1916 le truppe austro-ungariche riuscirono ad arrivare ad Arsiero e ad attestarsi in posizioni chiave per continuare l’offensiva in direzione Vicenza – Venezia e far capitolare l’Italia.  Il 29 Maggio 1916 fu occupato il Forte Corbin e l’avanzata continuò fino al Monte Cengio.

La battaglia del Monte Cengio: 29 Maggio – 4 Giugno 1916

Con la conquista di numerosi punti cardine della difesa italiana sull’ altopiano di Asiago, il comando generale italiano decise un’importante ritirata strategica. Vennero così abbandonati Asiago e tutti i comuni limitrofi per tentare di arrestare l’offensiva austriaca nella nuova linea di difesa a sud dell’altopiano. La linea italiana della zona a Sud Ovest dell’altopiano in data 27 Maggio 1916, percorreva pericolosamente gli ultimi promontori prima della pianura: Punta e forte Corbin – Monte Cengio – Tresché Conca – Cesuna – Monte Lemerle – Boscon.

Il 29 Maggio 1916 le truppe austriache della 28 divisione austroungarica riuscirono a conquistare Punta Corbin e poi il forte. In quella fase era ormai chiaro che la resistenza italiana stava cedendo sempre più pericolosamente. Il 30 Maggio 1916 fu ordinato alle truppe della Brigata “Pescara” di contrattaccare punta Corbin, ma l’attacco fu fermato alla notizia che importanti formazioni austriache stavano attaccando tenacemente le linee di difese italiane a Tresche Conca.

Con il possibile pericolo di aggiramento, la Brigata “Pescara” interruppe l’attacco e si impegnò nella resistenza del settore di Tresche Conca.

Alla mattina del 31 maggio 1916, nel tentativo di costituire una nuova linea di difesa, alle forze austriache troviamo contrapposte:

Settore Monte Cengio – Boscon:

  • 2 compagnie del 1 reggimento “Granatieri di Sardegna”
  • 1 battaglione del 2 “Granatieri di Sardegna”
  • 1 compagnia del 154 brigata “Novara”
  • 1 compagnia del 141 brigata “Catanzaro”

Settore a sbarramento della Val Canaglia:

  • 1 battaglione del 2 “Granatieri di Sardegna”
  • 142 brigata “Catanzaro”
  • 1 battaglione del 42 brigata “Modena”
  • Brigata “Pescara”

Obiettivo austroungarico in data 31 maggio era la fatidica discesa in Val Canaglia.

L’eroica resistenza dei Granatieri di Sardegna sul Cengio

Il 1 Giugno 1916, le truppe austroungariche iniziarono un nuovo forte attacco di artiglierie sulle posizioni italiane del Monte cengio e il 2 Giugno le truppe austriache della 34 divisione iniziarono l’attacco sui Monti Cengio, Barco e Belmonte. Tuttavia l’ attacco fu respinto. I resti del 2° Granatieri con alla testa il colonnello Malatesta  e con l’unica mitragliatrice rimasta fermarono l’attacco e riuscirono anche a riconquistare alla baionetta il Busibollo, ristabilendo la linea e riconquistando i cannoni antecedentemente persi della 2a batteria del Gruppo da Campagna.

Il Generale Cadorna, per la paura che che le truppe austriache conquistassero il Monte Cengio e procedessero nella sottostante pianura, riuscì a riorganizzare la 5 divisione proveniente dal settore dell’Isonzo e a posizionarla alle pendici dell’ altopiano come supporto. I Granatieri di Sardegna, comandati dal Generale Pennella, in quei nefasti giorni agli ordini del Generale Cadorna, si posizionarono nei cardini della difesa: Monte cengio – Monte Barco – Monte Belmonte – quota 1152 di Cesuna.

Il 2 Giugno 1916, nonostante l’arrivo in supporto di due battaglioni della brigata “Trapani”, gli austroungarici iniziarono l’accerchiamento in direzione Monte Cengio – Monte Belmonte. Il 1 giugno 1916 gli austroungarici riuscirono ad occupare l’unica via che dalla Val Canaglia conduce al Cengio. Per cui per gli italiani iniziò l’accerchiamento con l’enorme problema dell’ assenza di ogni tipo di rifornimenti

Nella notte del 3 Giugno 1916 le truppe italiane della 32 divisione entrarono nel settore di Cesuna dando il cambio alla 30 divisione. Tuttavia l’attacco austroungarico della 34 divisione imperiale in direzione Val canaglia e della strada Cesuna – Magnaboschi, prese lo slancio in località Magnaboschi e riuscì a penetrare annientando il 1 reggimento “Granatieri di Sardegna” comandato dal tenente colonnello Bignami.

Al pomeriggio del 3 Giugno, le truppe austriache della 59 reggimento di fanteria 2”Rainer” iniziarono l’assalto  e completarono l’accerchiamento al Monte Cengio. Nulla poterono contro la forza del nemico (X battaglione dell’ InfRgt Erzherzog Rainer Nr. 59., 1 e 2 Reggimento Gebirschützen, 4. e 27 Landwehr) le truppe italiane per aprire una falla e riuscire a scappare dall’aggiramento. I granatieri di Sardegna, rinforzati da truppe del 144 e 154,  alle 18:00 di pomeriggio, accerchiati e senza viveri e munizioni, tentarono il tutto per tutto combattendo anche corpo a corpo.

Il tenente Capoci, ai comandi del tenente colonnello Bignami, cadde quel giorno, in una lettera di qualche settimana prima scrisse:

Avrei la consolazione di morire per il mio paese, per la sicurezza e la libertà dei miei cari, per l’avvenire glorioso dei figli dei miei figli. Il gran conforto di essere uno di quelli che ha dato il sangue pel paese e l’ha difeso dall’eterno odiato nemico: d’essere uno di quei morti tanto belli che i granatieri guardano con serena ammirazione: di quei morti tanto diversi dai comuni: di quelli morti in un attimo di beata esaltazione, fieri, soddisfatti di morire.

Tenente Capoci

Federico Morozzo, capitano del 4 battaglione del 1 Reggimento “Granatieri di Sardegna” ordinò ai suoi uomini posizionati nella Rocca sul Monte Cengio:

Se i viveri e le munizioni sono al di là del nemico, baionetta in pugno, si va a cercarli.

Capitano Federico Morozzo

Nonostante l’eroica resistenza per tenere posizioni chiave sul Monte Cengio, le truppe italiane dovettero irrimediabilmente  ripiegare alla testata della Val Canaglia già presidiata dalla brigata “Modena”. Il 3 Giugno 1916 furono perse anche le posizioni italiane dei Monti Barco, Panocio e Belmonte. Gli ultimi fanti italiani a difesa del Cengio, accerchiati, esausti e privi di rifornimento, resistettero fino all’ ultimo e in più di qualche caso caddero nel vuoto combattendo corpo a corpo in quello che poi diventerà il “salto del Granatiere” ovvero quota 1351.

Il salto del Granatiere è una delle cime più importanti del Monte Cengio, ma per la sua importanza tattica divenne il principale obiettivo dell’ attacco austriaco.

Scrisse sul salto del granatiere il Generale Pennella 3 giugno 1916:

Si narrava già di aver veduto rotolare per le rocce strapiombanti sull’ Astico nel furore dell’ ardente lotta, grovigli umani di austriaci e granatieri

Generale Pennella

L’esito della Battaglia del Monte Cengio

Di 6000 granatieri di Sardegna giunti sulla zona Cengio e circostante in data 22 maggio 1916, solo 1300 furono quelli che tornarono alle posizioni italiane del vicino Monte Pau nella notte del 4 Giugno 1916. In sei giorni di battaglia, i granatieri di Sardegna, assieme ai fanti delle Brigate “Catanzaro”, “Novara”, “Trapani” e “Modena”, tra morti, dispersi e feriti, contarono oltre 10.264 uomini.

 Nonostante la conquista austriaca del Monte Cengio, le truppe austroungariche non riuscirono più ad avanzare verso la pianura e in quei giorni si concluse la fase offensiva della  “strafexpedition”. Il Generale Cadorna tuttavia, incalzato dalle preoccupanti posizioni perse, a fine Giugno 1916 fece iniziare la controffensiva italiana che portò a conquistare il Monte Cengio (28 Giugno 1916) e tutto il pianoro circostante fino alla Val D’Assa.

Sulla sommità del Monte Cengio oggi c’è una lapide ad eterna memoria di tutti quelli che per la patria diedero la vita resistendo ad oltranza fino alla morte:

Ai morti

dell’invitta Brigata Granatieri

che a Monte Cengio e Cesuna

salvarono l’Onore d’Italia

La nuova linea difensiva del Monte Cengio -1916 / 1917

Conclusa la contro offensiva italiana, visto l’imminente pericolo di discesa da parte delle truppe austriache in pianura, tutta la zona a Sud dell’Altopiano venne impegnata in un enorme opera di fortificazioni. Furono così costruite diverse linee: linea di massima resistenza, linea di resistenza ad oltranza  (la linea più importante: Monte Cengio, Monte Barco, Monte BelMonte, Monte busibollo e Malga ciaramella) e linea di difesa marginale.

Con legge 534 del 27 Giugno 1967, il Monte Cengio è stato dichiarato Zona Sacra alla Patria.

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Fonti:

  • L’Esercito italiano nella Grande Guerra”, volume III, tomo 2°, anno 1916.
  • L’offensiva di primavera , 1916: Strafexpedition” di Alberto Di Gilio.
  • Grande Guerra sull’ Altipiano di Asiago, il cannone sconvolse la quiete dei monti” di Carlo Meregalli.
  • Pierluigi Romeo di Colloredo del primato Nazionale

Foto miniatura: Wikipedia

Foto copertina: esercito.difesa

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