I prodromi della guerra ad Asiago dobbiamo cercarli nelle alture circostanti, dove già anni prima erano iniziati e finiti la costruzione di numerosi forti. Anche gli austriaci si diedero da fare e dalla parte Trentina la costruzione di forti, casematte e trincee iniziò anni prima dello scoppio delle ostilità.
La militarizzazione avvenne in circoscritte aree militari e non interessò Asiago e i suoi abitanti.
Alla fine della guerra Asiago diventò più volte un importantissimo caposaldo, di conseguenza vide la guerra non da lontano ma proprio tra le mura della cittadina, che nel 1918 ne uscì distrutta e senza i propri abitanti.
Al contrario del metodo storico che uso in quasi tutti i miei articoli sul sito (approfondire le vicende militari), vorrei presentare a voi cari lettori un nuovo spunto di riflessione. L’ approccio che vorrei dare su questa mia nuova sezione “Grande Guerra” sarà come sempre un approfondimento storico, ma il contenuto principale saranno però i ricordi, gli scritti e le biografie. La guerra non è solo lo spostamento di armate, come su Risiko, ma è anche e soprattutto un insieme di emozioni negative. Grazie ai ricordi dei soldati proveremo insieme a immaginare l’Asiago di quegli anni.
Asiago nella Grande Guerra – 1915
Allo scoppio delle ostilità, gli abitanti di Asiago capirono che la politica dei salotti borghesi di Roma e delle altre capitali europee, non era più un affare da giornale ma era diventata realtà. I forti italiani e Austriaci iniziarono i primi bombardamenti e la popolazione altopianese scoprì per quale effettivo impiego erano stati costruiti quei forti. Di notte e di giorno i bombardamenti spezzarono il silenzio dell’altopiano.
Da tutta Italia i primi soldati arrivarono verso il fronte, così la zona di Asiago e dell’Altopiano diventò ufficialmente zona di Guerra. Vicenza e la sua provincia furono dichiarate zona di guerra col decreto di mobilitazione il 23 Maggio 1915.
La popolazione chiaramente impaurita fu uno dei primi problemi. Trascrivo qui il primo manifesto che venne appeso in tutto l’Altopiano per rassicurare le popolazioni ed evitare una migrazione di “massa”:
“ALLE POPOLAZIONI DELL’ ALTOPIANO DI ASIAGO
Cittadini dell’altipiano!
L’ onore e il prestigio della nostra grande Patria sono oramai affidati all’ esercito e all’ armata.
La nazione deve attendere fiduciosa e tranquilla.
Vi invito pertanto a mantenere sempre e in ogni occasione la calma e la serenità, perché l’esercito si senta sorretto dalla nazione.
Fermo nel proposito di tornar utile alla patria, egli ha il dovere di concorrere con tutti i mezzi di cui dispone, alla buona riuscita delle operazioni militari: tutti anche donne, i vecchi e i fanciulli possono trovar modo di rendersi utili all’ esercito e al paese.
Quanto occorre all’ esercito, gli è dovuto: le prestazioni che saranno a voi richieste saranno equamente ricompensate; con rimborsi immediati o con buoni da liquidare in seguito
….. ……
Cittadini!
Gli eventi ormai maturi stanno per portarci verso una più grande Italia. Siate sempre forti e virili come i vostri grandi antenati.
Viva l’Italia, Viva il Re!
Asiago 23 Maggio 1915. ”
In questo manifesto si chiede la calma, ma soprattutto la collaborazione, rassicurando che le requisizioni o i danni collaterali della guerra verranno sempre risarciti. Come vedremo in seguito, alla fine la popolazione, per la propria sicurezza, emigrò verso la pianura vicentina lasciando alla guerra tutti i loro averi, di cui non ci fu alcun risarcimento.
Riguardo ai primi mesi di guerra Giuseppe de Morì ribadì la calma che apparentemente esisteva nella popolazione e scrive:
“Asiago si presentava ugualmente imperturbata. Si aveva l’impressione che trattenesse il respiro, tanto la sua vasta piazza era calma, vigilata dall’ architettonico campanile del Paina.
Donde partivano i rintocchi di allarme per quotidiana incursioni di velivoli nemici “
Giuseppe de Mori
Per la prima volta nella Prima Guerra mondiale, insieme a nuove armi, l’aereo diviene un arma. Esso poteva sorvolare le linee nemiche, fotografarle e perfino bombardare. I primi “bombardamenti” lasciarono di stucco la popolazione italiana e l’esercito, sia ad Asiago che a Vicenza. La prima incursione area su Asiago fu il 30 Maggio 1915 ma non provocò morti o danni.
Scrive ancora De Mori sempre sulla popolazione:
“Quello che dico di Asiago nei primi mesi di guerra, lo si può ripetere per tutti gli altri paesi dell’altopiano dei sette comuni: Rotzo, Roana, Gallio, Enego ecc.
i cui boschi e i cui pascoli erano stati trasformati in campi di battaglia, ma la cui popolazione fraternizzava con i soldati”
Giuseppe de Mori
Il 1915 nell’ altopiano di Asiago è un anno di guerra ma non coinvolge ancora gli abitati nella valle. Le operazioni belliche rimasero vicino alle linee degli ex confini. Si combatté dunque la “guerra dei forti”, tra cannoneggiamenti e i primi attacchi della fanteria. Asiago è ancora una bella cittadina dove gli abitanti ormai da mesi si sono abituati alla presenza di migliaia di militari, al coprifuoco e ai vari raid aerei nemici.
“Asiago
Vaste, fonde, scure si stendevano giù per le chine le criniere dei pini.
Ma Asiago si scorgeva di già, nella pianura verdolina come una bianca macchia venata di segni di Rosa.Mario Puccini
(Asiago) Era il riposo, il rancio e la paglia.”
La vita apparentemente continua e anzi , alle poche attività presenti ad Asiago, la presenza dei soldati non fa male economicamente. I soldati mandano le divise in lavanderia, le osterie sono sempre piene di soldati, i negozi della piazza sono sempre riforniti ecc.
Intanto alla fine del 1915, i comandi austro- ungarici aspettavano ansiosamente il 1916. Il 1916 fu la catastrofe per l’altopiano e per Asiago. L’ apparente vita tranquilla e di pace fu distrutta definitivamente.
Asiago nella Grande Guerra – 1916
La strafexpedition – La battaglia degli Altipiani
Il 1916 inizia con apparente calma, la guerra ancora si combatte vicino agli ex confini e non sembra toccare Asiago. La quiete nella vallata venne definitivamente distrutta con la strafexpedition (spedizione punitiva) che mise a ferro e fuoco l’altopiano di Asiago.
L’ offensiva, attentamente preparata da mesi, portò un gran numero di cannoni di vario calibro (dai 1500 ai 2000), con oltre 18 nuove divisioni (più di 400.000 uomini), che il 15 Maggio 1916 iniziarono a bombardare a tappeto le linee italiane e di conseguenza anche Asiago e i paesi limitrofi.
L’ offensiva era stata affidata all’ 11 armata e alla 3. L’ 11 armata doveva attaccare la zona tra Camporovere e la Sella di Carbonare, la 3 armata occupare l’intero altopiano.
La potenza di fuoco fu talmente poderosa che i soldati italiani non ebbero altra scelta che ritirarsi velocemente o arrendersi. Asiago aveva le ore contate.
Il bombardamento arrivò anche ad Asiago, altissime colonne di fumo e fuoco incorniciavano il terrore della popolazione locale.
Fritz Weber scrive:
“La sera del 20 Maggio 1916, gli italiani si ritirano su tutta la linea. Lontano, sull’ orizzonte, si vedono bruciare le foreste. Enormi nuvole di fumo si alzano verso il cielo. Il nemico ha incendiato i suoi magazzini e i suoi depositi e indietreggia a marce forzate attraverso la Val d’ Assa e verso Asiago.
Fritz Weber
Sull’ altipiano regna ora un gran silenzio. Colonne di fanti salgono per le strade, che per lunghi mesi
vedemmo desolate e solitarie. Il cambiamento è così paradossale che è difficile non crederlo un sogno”
Weber parla anche del “Lungo Giorgio”, un cannone navale da 350 mm che venne portato al Lago di Caldonazzo per aumentare la capacità di fuoco dell’offensiva. Il lungo Giorgio ebbe come compito principale distruggere il comando Italiano di Asiago, che fino ad allora non era stato possibile bombardare per la distanza.
Scrive Weber durante un’ispezione al Forte Verena da poco abbandonato:
“Mentre ci arrampichiamo sulle macerie, una granata passa mugolando sulle nostre teste e va a scoppiare
con un fragore spaventoso, proprio in mezzo alla città di Asiago che giace ai nostri piedi.È il “Lungo Giorgio” il cannone d’ assedio da 350mm che spara i suoi ultimi colpi. Questo gigante si trova nella
Fritz Weber
penisoletta di Calceranica, sul lago di Caldonazzo, e lancia proiettili del peso di 75 quintali sulla conca di
Asiago”
La distruzione, la paura, i bombardamenti scossero come possiamo immaginare moltissimo la popolazione che in queste case viveva da generazioni. Gli Asiaghesi cercarono rifugio andando a Gallio che non era ancora sotto il tiro delle bombe.
Attilio Frescura scrive:
“15 Maggio 1916, ore 7 – primo colpo di cannone su Asiago.
È un cannone di marina da 381 postato, sembra, dietro il Basson. Un ‘ aeroplano nemico era su Asiago già alle 5 del mattino per segnalare. Che avrà pensato quel piccolo uomo lassù che dirigeva il tiro e attendeva di radiotelegrafare l’effetto del colpo? Piccoli uomini fuori dalla guerra e nella guerra: voi dormite e non sapete.
E fra poco, ecco, fra due secondi, fra un secondo, un colpo enorme sventrerà, frantumerà un casa, due case, e uomini e donne, bambini …”
Attilio frescura
Scrive ancora Frescura:
“Arrivato di corsa ho visto due case sventrate.
Una donna e il suo piccino erano rimasti sfracellati. Vi sono dodici feriti.
Ah l’angoscia di un noto volto esangue che improvvisamente fosse apparso, con gli occhi azzurri prossimi a spegnere il loro bagliore nell’ ombra! Un piccolo invocava, volgendo la testa in alto, dove erano i suoi: Mamma Mamma!”
Attilio Frescura
La popolazione iniziò così la disperata discesa verso la pianura. Ovunque carri, carretti pieni di ricordi e oggetti vari. Forse speravano di tornare, forse pensavano la guerra sarebbe finita da lì a poco… Nulla di più falso. L’ esodo viene descritto da Frescura:
“16 Maggio 1916 – Appare la maschera tragica della guerra. Donne, uomini e bambini fuggono precipitosamente per Gallio e oltre. Fuori dall’ incubo del cannone. L’ aeroplano nemico dall’ alto spia. Una vecchia lascia le chiavi di casa ad un soldato e implora: Mi raccomando di dare acqua ai fiori!
….
17 Maggio 1916 – continua l’esodo. Carri, carretti, bestiame, donne, bambini cose. Così fugge il corteo dolorante”
Attilio Frescura
Frescura in poche parole riesce ad esprimere la desolazione e la distruzione che ormai da giorni dilania Asiago.
“18 Maggio 1916 – Asiago è in fiamme
19 Maggio 1916 – Asiago fu”
Attilio Frescura
Nel giro di pochi giorni l’offensiva austro-ungarica riuscì ad occupare luoghi chiave: Il Zugna, Col Santo, buona parte del Massiccio del Pasubio, Monte Toraro, l’altopiano di Tonezza, Il Portule, bocchetta Portule e la Piana di Marcesina. Il 25 Maggio 1916 le truppe austro-ungariche riuscirono ad arrivare ad Arsiero e ad attestarsi in posizioni chiave per continuare l’offensiva in direzione Vicenza – Venezia e far capitolare l’Italia.
Il 29 Maggio 1916 fu occupato il Forte Corbin e l’avanzata continuò fino al Monte Cengio.
Sembrava ormai riuscita l’offensiva, ma tuttavia il comando supremo riuscì a mandare più di 100.000 uomini dal fronte Giulia e arrestare l’avanzata.
Asiago fu occupata dagli austriaci il 28 Maggio 1916 da alcuni reparti della 3 armata. Fino alla riconquista italiana, la devastazione del paese fu anche per opera Italiana: i comandi Italiani ordinarono di bombardare Asiago per impedire al nemico di usare le macerie per ripararsi o trincerarsi.
Il 2 Giugno 1916 l’offensiva austro-ungarica venne definitivamente arrestata e i comandi italiani iniziarono una contro offensiva che, nonostante non pochi problemi, inizialmente riuscì ad avere degli ottimi risultati.
La controffensiva italiana sull’ altopiano di Asiago del 1916
Tra il 22 e 24 Giugno 1916 vennero occupate dagli italiani le pendici a sud est di Cima Mezzana, la riva a sinistra di Valletta di Piazza sul Pasubio, i valloni di Monte Pruche nell’ alto Posina. La pressione Italiana provocò il ripiegamento austro-ungarico e le truppe italiane sfruttarono la ritirata per penetrare e riconcorrere il nemico.
Il 25 Giugno 1916, le truppe Italiane raggiunsero ed espugnarono la linea di difesa austriaca Valletta di Campomulo –Gallio – Asiago e la linea Monte Bel-monte – Monte Barco – e Monte Cengio. Asiago dunque tornava italiana. Sul Fronte del Posina le truppe Italiane si impadronirono del Monte Pria forà e cercavano la discesa nella valle. Nell’ alta Vallarsa venivano espugnate Raossi e le pendici del Monte Menerle.
Il 26 Giugno 1916, le truppe italiane riuscirono ad occupare Posina e la conca di Arsiero, mentre nell’ altopiano di Asiago ritornarono Italiane Punta Corbin, Cesuna, Valletta di Nos, e monte Keserle.
Nei giorni successivi numerose conquiste Italiane nella Zona di Monte Cimone, Pasubio e Ortigara riportarono la zona di Asiago sotto il controllo Italiano facendo tornare le truppe Austro-ungariche nel Trentino. L’ offensiva, arrestata per spostare forze nel Goriziano, tuttavia non riuscì completamente.
La Linea austro-ungarica “winterstellung” rimaneva più che mai tenuta. Il 28 Luglio 1916 il comando supremo decise di arrestare la contro-offensiva.
Scrive Italo Maffei che in estate entrò ad Asiago con la sua compagnia:
“Asiago emerge straziata sulla radura desolata, immensa rovina terremotata, smozzicata, incendiata.
Qualche villa s’ alza ancora lontano sui poggi e pare intatta, ma alla luce che aumenta sempre più, si cede che o manca il tetto o è senza una parete, o ha in ogni modo la sua brava buca di granata.
Dappertutto c’è desolazione, il silenzio, la rovina e la morte.”
Italo Maffei
Scrive ancora Maffei sulla chiesa di San Matteo:
“Eccomi alla chiesa, la cattedrale di Asiago. È rimasta in piedi la parete di fondo dell’abside: il resto è un informe rovina, anche l’altare è saltato…
…Ma non sono riusciti a frantumare con le loro granata sacrileghe un gran crocifisso che è rimasto appeso alla parete, là in alto. Salgo sul mucchio di rovine e contemplo: il grande cristo in cui hanno danzato pazzamente le granate è intatto: pare che guardi e protegga con le sue braccia in croce l’immane martirio della città distrutta”
Italo Maffei
Nell’ estate 1916 gli italiani cercarono di avanzare, senza però riuscirci, attaccando più volte e con numerosissime perdite le posizioni austriache sul Portule, lo Zebio e l’Ortigara. Lo stesso successe per le zone non espugnate dopo la Strafexpedition di Roana e Rotzo.
Nell’ autunno 1916 ci fu il riacquartieramento degli Italiani visto che la guerra si era spostata a Nord. Asiago si presentò distrutta, perfino il campanile era stato colpito, ovunque devastazione, era tutto da ricostruire.
L’ inverno 1916/1917 è da sempre ricordato come uno degli inverni più freddi e comportò non pochi problemi alle truppe di entrambi gli eserciti che dovettero affrontare temperature e nevicate estreme.
Asiago nella Grande Guerra – 1917
Il 1917 aprì le porte a un nuovo scenario, sia a livello Europeo che nell’ altopiano di Asiago.
Entrarono in guerra gli Stati Uniti che dettero un enorme impulso, sia a livello economico che a livello militare. Ci fu anche l’uscita dell’Impero Russo dalla guerra che comportò in Altopiano l’arrivo di nuove truppe, di cui anche armate tedesche. Mentre, da parte alleata, arrivarono in altopiano truppe Franco/Inglesi che aiutarono fortemente e sostenere l’ultima resistenza.
Operazione K – 1917
Gli Italiani, per consolidare la presenza nei punti strategici e far ritirare il nemico su posizioni più a Nord (cercando così di occupare le posizioni pre strafexpedition), prepararono una nuova offensiva, ovvero “operazione K”. Sull’ altopiano il generale Cadorna schierò 154 battaglioni con più di 300.000 uomini.
Le truppe Italiane e austriache costruirono nuove strade, acquedotti e fortificarono le posizioni.
La battaglia dell’Ortigara fu uno degli obiettivi dell’operazione K, dove più di 24.000 alpini si immolarono per conquistare una cima, perduta poi la settima dopo.
Intanto ad Asiago, come da bollettini del comando supremo, continuava ad essere un importante caposaldo e crocevia Italiano e rimase per tutto l’anno un osservato speciale degli aerei nemici.
Si segnala più di un aereo abbattuto sulla cittadina, in fondo alla pagina poi troverete delle inedite foto dell’aereo austriaco abbattuto 26/27-09- 1917 dopo un combattimento aereo.
Gli effetti di Caporetto
Con la 12 battaglia dell’Isonzo e quindi la Caduta di Caporetto (24 Ottobre 1917), le truppe Austro Ungariche penetrarono in profondità fino al fiume Piave. Le truppe Italiane si ritrovarono allo sbando senza ordini e senza capire dov’ era effettivamente il nemico.
Anche le posizioni italiane sull’ altopiano di Asiago risentirono della disfatta di Caporetto e le truppe austro-ungariche sferrarono numerosi attacchi che portarono a una delicata situazione.
Gli Italiani dovettero abbandonare il Monte Fiara, e il Monte Ongara per difendersi nelle Melette di Gallio. A novembre caddero in mano nemica anche Il Monte Castelgomberto e Monte Fior, spostando così la guerra sui monti: Monte Sisemol, Monte Eckar, Col del Rosso, col d’ Ecchele.
Asiago tornava inevitabilmente austriaca l’11 Novembre 1917 insieme parzialmente a Gallio.
L’arrivo della neve diede uno stop alle operazioni in Altopiano. Le posizioni tenute dagli Italiani erano nell’ inverno 1917/1918:
- Tre Monti prima del 24/12/1917 (Monte Val Bella, Monte Col del Rosso e Col d’ Ecchele) che vennero persi la vigilia di Natale per poi essere riconquistati nel 1918.
- Successivamente alla perdita dei tre monti: Cesuna – Kaberlaba – Monte Echar – Monte Costalunga – Val Bella – Col del Rosso.
Per venire in aiuto agli Italiani, arrivarono in altopiano le truppe Franco-inglesi alla fine del 1917, che riuscirono ad arrestare la corsa austro-tedesca alla pianura.
Asiago nella Grande Guerra – 1918
Con la conquista dei Tre Monti, le truppe austro-tedesche provarono a scendere nuovamente in pianura verso la Val Frenzela in direzione bassano del Grappa. Lo stato maggiore capì l’importanza strategica di quelle tre montagne così ci furono le varie battaglie dei Tremonti (28-31 Gennaio, 15-19 Giugno, 29-30 Giugno)
Le zone di Asiago e Gallio con i loro monti diventarono tra le zone più “calde” dell’altopiano, dove si decidevano le sorti del fronte vicentino e di conseguenza le sorti dell’intera guerra.
La battaglia del Solstizio – L’operazione Radetsky
Il 15 Giugno 1918, l’impero austro-ungarico tentò l’ultima grande offensiva. Dal Piave all’ altopiano di Asiago l’operazione investì duramente tutti i settori. Vennero ripersi i 3 monti, nel settore di Cesuna vi fu una breccia nel settore Austriaco e vennero persi il Monte Val Bella, Col Del Rosso.
A fine Giugno 1918 gli Italiani riuscirono a conquistare definitivamente Col del Rosso, Monte Val Bella e Col d’ Ecchele. Vennero riconquistati inoltre dagli Italiani i tre monti.
Grazie all’ operazione Radetzky, Asiago, Gallio e Canove tornavano sotto il contro austro-ungarico.
Con un’estate calma, l’ultima fase della guerra iniziò con l’offensiva di Vittorio Veneto. Il 30 ottobre 1918 le truppe austro-ungariche si ritirarono da Asiago che quindi tornò definitivamente italiana.
Le truppe Italiane, francesi e inglesi sferrarono l’attacco il 1 Novembre 1918 in tutto l’altopiano, scontrandosi soprattutto nel settore Val d’ Assa – Monte Rasta – Monte Interrotto. Le truppe austro-tedesche dovettero ripiegare nell’ altopiano di Folgaria e Lavarone per tentare di resistere ancora.
Orami l’altopiano di Asiago era tutto sotto controllo Italiano. Arrivò dunque l’armistizio a Villa Giusti (Padova) il 4 Novembre 1918
L’ altopiano distrutto si presentava a fine guerra come una grande zona in rovina spogliato di quello che dovevano essere boschi. Le vittime e i dispersi di entrambe le parti del solo Altopiano di Asiago nelle principali battaglie sono (dato sottostimato) circa 335.000. Tra il 1920 e 1923 in altopiano furono censiti 41 cimiteri con oltre 50.000 salme.
La guerra portò via tutto alle popolazioni dell’altopiano di Asiago: parenti, case, boschi, lavoro … molti non tornarono più. L’ esodo iniziato con la Strafexpedition comportò la fine per certi versi di cultura, tradizioni e storie famigliari.
Possiamo solo immaginare cosa videro le prime famiglie quando tornarono a “casa”
Scrive Giuseppe de Mori:
“Di fiorenti centri abitati, come Asiago, Gallio, Foza, Tresche Conca, Roana, Rotzo non rimane più quasi il nome: In dette località come in altre dell’altopiano stesso e dei punti più battuti della Val Brenta la percentuale dei fabbricati interamente distrutti e resi completamente inabitabili raggiunse l’altissima quota del 95%.”
Giuseppe de Mori
Asiago nel 1919 – 20, la ricostruzione
Con l’estate del 1919, iniziò la ricostruzione.
Si cominciò con lo sgombero delle macerie e con la raccolta di delle denunce dei danni di guerra. Dopo l’approvazione dei piani regolatori, l’Altopiano divenne nl 1921 un unico grande cantiere dove in pochi mesi si seppe ricostruire tutto per poter far tornare le persone che aspettavano di tornare a casa.
Enorme problema furono gli ordigni inesplosi disseminati per l’intero altopiano; ovunque si trovavano armi, bombe a mano, granate pronte a portare la morte ai malcapitati.
Dal problema tuttavia nacque un lavoro: il recuperante. Ovvero persone che sfidavano la morte per disinnescare, rimuovere materiali costosi ecc. da bombe o da qualsiasi altra cosa che potesse dare qualche soldo in più.
Difatti il mestiere del recuperante, che vendeva al ferro vecchio il materiale trovato, durò per decenni per la grande quantità di materiale che era purtroppo ancora presente. Oggi Il recuperante agisce per passione, grazie a metal detector e ricerche storiche il recuperante cerca la storia e riesce così anche ad aumentare le collezioni dei musei di oggetti che altrimenti andrebbero perduti.
Impossibile oggi immaginare camminando tra le via di Asiago cosa fu la guerra. Questa pagina vuole infatti ricordare non solo i caduti ma anche tutti i civili che nella migliore dei casi persero tutto a causa della guerra.
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Fonti:
- “Vicenza nella Grande Guerra 1915 – 1918” di Giuseppe de Mori
- “Guerra sugli altipiani, testimonianze di soldati al fronte” a cura di Mario Rigoni Stern
- “Guerra sull’ altipiano” di Vittorio Corà e Mauro Passarin
- “1914 -1918, la Grande Guerra sugli altipiani” di Tullio Liber, Ugo Leitemperher e Andrea Kozlovic
- “Melette 1916 – 1917” di Bepi Boccardo
- “Grande Guerra – Francesi sull’ altopiano dei sette comuni” di Andrea Vollman – Francesco Brazzale
Copyright foto copertina: http://atleticacorriferrara.blogspot.com/2016/09/strafexpedition
Copyright foto miniatura: https://www.ilgazzettino.it/nordest/vicenza_bassano/asiago
Le seguenti foto arrivano da un album di un soldato che ha scattato foto a Gallio, Breganze, Nove, Bassano ecc.
“Bivio d’ Asiago – Turcio (19-03-1917) Ritorno coll’ aeroplano austriaco”
Forse per ispezionare la tecnologia austriaca di un velivolo precipitato ad Asiago, gli italiani portarono in pianura i resti dell’ aereo.
“Aeroplano austriaco precipitato ad Asiago il 26-09-1917“
“L’ aviatore morto dell’ aeroplano austriaco precipitato ad Asiago il 26-09-1917”
Asiago visto da Sud (Forse fotografata da Cima Eckar) 1916.
2 Comments
Attilio Polli · 22/02/2024 at 13:47
Descrizione precisa e molto interessante, che mi tocca personalmente perché sono un abitante di Recoaro terme , paese limitrofo alle vicende. Tra l’altro mio nonno Domenico Maltauro classe 1887 ,che ho avuto la fortuna di conoscere ,è stato ferito al fronte sul monte Pasubio ! Ringrazio gli autori.
archiviostoricogalvanin · 14/03/2024 at 09:45
La ringrazio! Un caro saluto A.s.G.