Pellicole a colori


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Tutti pensano che la fotografia sia volutamente nata in bianco e nero per poi diventare a “colori”. Purtroppo inizialmente l’ idea di una fotografia a colori nel 1839 (anno della prima foto) era lontana dalla tecnologia e così fu molto più facile sviluppare e migliorare la tecnica del Bianco e Nero. Le prime foto colorate erano nate e sviluppate in bianco e nero e il colore veniva applicato a mano dagli artisti. Intanto le ricerche per avere una immagine a colori continuavano..

Le problematiche relative al fissaggio del colore nel negativo furono già affrontate a metà 800′ da Paul e Sainte Victore, sul fissaggio chimico/fisico del colore (Tricomia).Successivamente si adottò la nuova invenzione dei fratelli Lumiére: l’ autocromia.

(Prima dei fratelli Lumiére ci tenevo a ricordare che numerosi scienziati si applicarono e svilupparono la tecnica del colore, il più importante: Ducos du Havron. Lui anticipò i quadri tecnici fondamentali per la fotografia analitica a colori; difatti lui cominciò a fotografare ogni scena più volte applicando diversi filtri colorati sull’ obiettivo della macchina fotografica. Unendo le varie foto si otteneva un’ immagine a colori.)

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Nel 1907 i fratelli lumiére presentarono l’ autocromia, questo procedimento basato sulla sintesi additiva rivoluzionò il campo della fotografia. Nonostante gli altissimi costi, la fotografia a colori divenne sempre più popolare perché “rappresentava la realtà”. Grazie a loro dobbiamo le prime fotografie a colori nella prima guerra mondiale.

A differenza delle normali macchine fotografiche in bianco e nero quelle che scattavano a colori inizialmente dovevano avere speciali lastre, speciali obiettivi, treppiede, buona luce esterna e soprattutto un tempo di posa minimo di sei secondi. Questo faceva sì che le foto venissero studiate. I soldati (spesso) venivano messi in posa e preferibilmente in condizioni atmosferiche ottimali. Per l’ epoca questo tipo di foto fece scalpore per l’ effetto di avvicinamento e di partecipazione.

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Image by © Hulton-Deutsch Collection

Successivamente con le migliorie adottate Il tempo di esposizione iniziale suggerito era di 1/5 di secondo con apertura f4 con luce diretta del sole a mezzogiorno d’estate. Il tempo di posa diventava sei volte più lungo se era nuvoloso. Inoltre un grosso problema in fase di sviluppo potevano essere le macchie di colore dovute all’ ammucchiamento dei grani di patata (che davano il colore). L’ aspetto positivo di questa innovativa tecnologia è stato che alla fine dell’ epoca dell’ “autocromia”, le fotografie a colori potevano farle tutte le fotocamere in circolazione con l’ aggiunta di uno speciale filtro giallo-arancio. Successivamente l’ Agfa migliorò la tecnica di sviluppo sostituendo la fecola di patate con gomma o resina. Il processo di autocromia rimase in produzione fino al 1935.

– Dall’ avvento del Nazismo alla guerra –

Il Fascismo e soprattutto il Nazismo seppero utilizzare efficacemente tutti i sistemi del tempo per portare il consenso dalla loro parte. Heinrich Hoffmann e Hugo Jaeger furono degli esempi. Hoffmann sviluppò l’ innovativa tecnica della fotografia 3d per portare le foto della grandezza del Reich a casa della popolazione (mediante speciali libri fotografici e speciali occhiali 3d).

Dalla parte della fotografia a colori Hugo Jaeger (uno dei fotografi personali di Hitler) portò grazie ai fondi del partito la fotografia a colori in riviste e giornali. Esaltando così Hitler e le enormi parate. Da queste immagini notiamo come lo scopo di far entrare nell’ immaginario queste parate ieri, come oggi, inquietamente ci riescono ancora. Hugo Jaeger scattò oltre 2000 fotografie a colori nel corso dell’ ascesa del Nazismo fino alla fine della guerra. Nel 1945 per paura che gli venissero confiscate Jaeger seppellì tutti i rullini in dodici barattoli in vetro nei pressi di Monaco di Baviera. Li recuperò nel 1955 e, dieci anni dopo li vendette alla rivista Life.

– Le fotografie a colori scattate dai soldati –

Se le prime le foto a colori erano per molti inarrivabili economicamente, grazie all’ Agfa il 1936 diventò un anno decisivo per l’ industria fotografica tedesca perchè arrivò un nuovo tipo di rullino l’ ” Agfa color “. Per la prima volta scattare a colori risultava accessibile anche ai non ricchi. Intanto però, i costi per lo sviluppo era ancora alto, e le foto in bianco e nero erano ancora le più utilizzate. Bisognerà aspettare gli anni cinquanta per avere l’ esplosione delle foto a colori.

I soldati che potevano permettersi l’ uso di questa speciale pellicola nella loro macchina fotografica, scattarono moltissime foto soprattutto nei primi anni di guerra, moltissime delle quali scattate nelle città occupate. Sul web, su numerosi libri e molti documentari prodotti negli ultimi anni, gli studi e la grande attenzione data a queste rarissime fotografie sta rivoluzionando il modo di vedere quegli anni a colori non più dalla parte della propaganda, ma dalla parte del soldato al fronte.

Dalla fine della prima guerra mondiale al trattato di Compiégne, i Tedeschi cominciarono a ri-odiare i Francesi nel periodo dell’ immediato dopoguerra. Con l’ avvento del Nazismo come sappiamo, si ebbe una grandissima ripresa economica, e con il 1940 e l’invasione della Francia passando per il neutrale Belgio l’ obiettivo senza dubbio era Parigi. Ogni soldato tedesco (finita l’ operazione) sognava di andare in licenza a Parigi. Per questo moltissime foto a colori sono state scattate nella capitale. Anche guardando all’ intero fronte, molte fotografie sono state scattate nelle capitali dell’ est Europa o nelle retrovie del fronte Russo. Sicuramente sempre in minor numero in confronto a Parigi e a tutte le grandi città dell’ Europa Occidentale.

Il cinema a colori:

Come per la pellicola Agfa color, si cercò di inserire il colore anche nelle pellicole cinematografiche per dare più risalto alle riprese e nel caso tedesco, utilizzarlo al massimo per la propaganda.

I Nazisti come visto, si impegnarono al massimo per rendere le parate militari, i discorsi e le campagne militari più “vicine” a tutti. Spaventosi video a colori sono oggi parte integrante di numerosi documentari.

Le tecniche per endere la pellicola a colori furono innumerevoli (colorazione manuale, bagni cromatici, alterazione dei sali d’ argento) fino all’ innovazione di fine anni 20 quando l’ americana Technicolor sviluppò un sistema di resa del colore basato sulla sovrapposizione di 3 pellicole che erano sensibili a 3 colori.

Questo procedimento per quanto poco, venne ampliamente utilizzato nonostante il costo della pellicola. Eva Braun, moglie di Hitler utilizzò spesso la pellicola a colori pe immortalare il marito e tutti gli ospiti che si intrattenevano nel “Nido dell’ Aquila”

Vediamo un video a colori dell’ epoca:

Per approfondire:

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Fonti:

” First World War in colour ” di Peter Walther.

” The dawn of the color photograph ” di Dauvid Okuefuna.

” The History of three-color photography ” di J. Wall.

” Fotografie, storia e riconoscimenti dei procedimenti fotografici ” di Scaramella L.

” Luftwaffe in Colour: The Victory Years 1939-1942 ” di Christophe Cony,‎ Jean-Louis Roba.

Copyright fotografie parate Naziste e vedute : Life, vanillamagazine

Serie di foto scattate a Parigi da un soldato tedesco nel 1940

In primo piano la tomba del milite ignoto all’ Arco di Trionfo; 1940

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Agfa color, Paris 1940 – Arco di Trionfo

Il maestoso edificio del Grand Palais visto dal ponte Alessandro 3; 1940

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Agfa color, Paris 1940 – Grand Palais

La Tour Eiffel, 1940

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Agfa color, Paris 1940 – Tour Eiffel

Un tipico locale notturno Parigini. L’ immagine è prova dello svago dei soldati tedeschi nella capitale. 1940

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Agfa color, Paris 1940 – Moulin Rouge (?)

Vista sul Trocadero, 1940

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Agfa color, Paris 1940 – Trocadero

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