Voglio approfondire, grazie anche a delle speciali immagini, il ruolo dell’ente di colonizzazione della Libia che dal 1932 costruì e ampliò le infrastrutture Libiche, sia per scopi civili (l’arrivo degli italiani nelle nuove terre), sia per questioni militari.

L’ ente nasce con il Regio decreto dell’11 Ottobre del 1931  per favorire la colonizzazione della Cirenaica e, dopo l’ampliamento del 26 Settembre 1935 ,anche al territorio della Tripolitania. Fu chiamato Ente di colonizzazione della Libia. L’ ente sopravvisse, anche se in modo solo cartaceo, fino al 17 febbraio 1963.

L’ ente riuscì a costruire grazie ai numerosi fondi statali un nuovo piano urbanistico; oltre ad implementatale le città, villaggi libici e a costruire fino al 1938 26 villaggi agricoli che diventarono dimora di circa 20000 contadini italiani.

Bisogna anche parlare dei villaggi Libici costruiti dall’ ente per gli abitanti Arabi e Berberi. Da sottolineare che al fascismo e durante l’intero colonialismo Italiano, interessò poco dei Libici ma fu parte del progetto di propaganda il fatto che gli Italiani portassero solo modernità e diritti. È chiaro però quale sia la verità. In primis una colonia Italiana e in secondo luogo un paese satellite dell’ Italia con un possibile ruolo geopolitico. 

Gli architetti progettavano i villaggi in arte razionale e moderna e tra questi c’erano: Giovanni Pellegrini, Umberto di segni e Florestano di Fausto. L’ imperativo era dare un’aria moderna, coloniale e fascista.

Particolare di questi villaggi era il tempo di realizzazione che, nonostante buona parte dei materiali arrivasse dall’ Italia, per villaggio ci si impiegava dai 6 ai 9 mesi.

L’ arrivo dei 20000 italiani in Libia, Cinegiornale del 09/11/1938.

Villaggi coloniali Italiani

Di alcuni villaggi si sa il numero di Italiani presenti,  di altri no. Tuttavia la media degli italiani rimane altissima se non completamente di “Metropolitani” (gli italiani chiamavano così quelli venuti dall’ Italia e “indigeni” quelli locali). Il censimento è del 1939.

Villaggio agricolo Olivetti – costruito nel 1938 (1300 abitanti e tutti Italiani). Aveva un’estensione di 1400 ha. Le principali colture erano: cereali, olivo, vite carrubo e agrumeti.  L’ approvvigionamento idrico era assicurato tramite elettro-pompe.

Villaggio agricolo Bianchi – Costruito nel 1937 (2854 abitanti e tutti Italiani). Aveva un’estensione di 6120 ha, 167 case coloniche, 5 fattorie e 2 vivai. Le principali colture erano: olivo, vite, mandorlo, agrumi ed erba. L’ acqua veniva presa tramite delle vasche di raccolta. Era stata costruita inoltre una strada di 16 Km che raggiungeva il Villagio Oliveti.

Villaggio agricolo Giordani – Costruito nel 1938 (2300 abitanti e tutti Italiani). Aveva un estensione di 7000 ha e 187 case coloniche. Le principali colture erano Olivi, viti, mandorlo, agrumi ed erba.

Borgata rurale Micca – Costruito nel 1939 (1800 abitanti). Aveva un’estensione di 6200 ha e ospitava 200 famiglie coloniche. Le principali colture erano identiche a quelle dei villaggi agricoli Bianchi e Giordani

Borgata rurale Tazzoli – costruito nel 1939 (580 abitanti). Aveva una dimensione di 15000 ha con colture di: Olivi, Mandorli, viti, cereali e fichi d’ india. L’ approvvigionamento idrico attinge dai pozzi e per via aerea

Villaggio Breviglieri – Costruito nel 1936 (1600 abitanti). Aveva una dimensione di 8300 ha con colture di cereali, olivi e viti. L’ approvvigionamento idrico attinge dai 15 pozzi presenti.

Villaggio Marconi – Costruito nel 1939 (1500 abitanti). Aveva una dimensione di 10000 ha, circa 150 case coloniche con colture di Olivi, viti, mandorle, e Cereali. L’ approvvigionamento di acqua arriva da un acquedotto di 22 Km che attinge dai pozzi di Gasr ed Dauun.

 Villaggio Garabulli o Castel Verde – (6458 abitanti, di cui 270 italiani)

Villaggio agricolo Crisi – Costruito nel 1938 (2400 abitanti). Aveva una dimensione di 4500 ha. Le principali coltivazioni sono: Cereali, olivi, alberi fruttiferi e leguminosa da granella. L’ Impianto idrico era ben sviluppato tramite dei pozzi di 400mt e con una portata di 300 mc all’ora.

Borgata rurale Corradini – Costruito nel 1939 (420 abitanti e tutti italiani). Aveva un’estensione di 4000 ha. Le principali colture erano: olivi, mandorli, viti e cereali. L’ approvvigionamento idrico arrivava dai pozzi.

Villaggio agricolo Littoriano (150 abitanti e tutti Italiani) 

Villaggio agricolo Castel Benito (10759 abitanti di cui 567 Italiani). Oggi si chiama Bin Ghashir

Comprensorio Hasscian. Aveva un’estensione di 350 ha e 19 case coloniche

Villaggio conca di Tigrinna – Costruito nel 1932 (290 famiglie) e aveva 179 case coloniche e le principali colture erano piccoli orti e tabacco.

Borgata rurale Filzi – Costruito nel 1939 (1110 abitanti). Aveva un’estensione di 120 poderi.

Villaggio agricolo Baracca – costruito nel 1938 (1944 abitanti e tutti Italiani). Aveva un’estensione di 6820 ha con le colture principali di: Frumento, vite e olivo.

Villaggio agricolo Maddalena – Costruito nel 1936 e ampliato nel 1938 (1200 abitanti e tutti Italiani). Aveva un’estensione di 3400 ha con cereali e vite come colture principali.

Villaggio agricolo Aro

Villaggio agricolo Oberdan – Costruito nel 1938 (2100 abitanti e tutti Italiani). Aveva un’estensione di 6300 ha e le colture principali erano: grano, viti, alberi fruttiferi e mandorle.

Villaggio agricolo D’ Annunzio – Costruito nel 1938 (560 abitanti e tutti Italiani). Aveva un’estensione di 1700 ha e le colture principali erano: frumento, orzo, vite, olivo, mandorlo.

Villaggio agricolo Razza o Messa – Costruito nel 1933 (961 abitanti e tutti Italiani). Aveva un’ estensione di 3848 ha e le principali colore erano di: frumento, leguminose da granella, olivi e vite.

Villaggio agricolo Mameli – Costruito nel 1939 (1370 abitanti e tutti Italiani). Aveva un ‘estensione di 3810 ha e vi erano costruite 127 case coloniche.

Villaggio agricolo Battisti – Costruito nel 1938 (1400 abitanti e tutti Italiani). Aveva un ‘estensione di 4550 ha e aveva frumento, vite e olivi come principali colture.

Villaggio agricolo Berta o El-Gubba – costruito nel 1933 (5759 abitanti, di cui 908 italiani). Aveva un’estensione di 19855 ha e le principali colture erano: cereali, leguminose, erba, viti, olivi e mandorli.

Villaggio agricolo Luigi di Savoia – costruito nel 1933 (792 abitanti). Aveva un’estensione di 3855 ha e grano, avena, ortaggi e uva come colture principali.

Villaggio agricolo Gioda – Costruito nel 1938 (1550 abitanti e tutti italiani). Aveva un’estensione di 2500 ha e aveva come colture principali: cereali, olivi, alberi fruttiferi, leguminose da granella e altro tutto irrigato grazie ai pozzi del villaggio Crispi.

Concessione Adriano Ostuni (Zona fertile di Bir Sbabil) con un’estensione di 2518 ha e 24 case coloniche

Villaggio agricolo Garibaldi – Costruito nel 1939 (2500 abitanti). Aveva un’estensione di 15000 ha e 300 case coloniche. Le principali colture erano: cereali, viti, mandorli e olivi. L’ approvvigionamento idrico è assicurato dai pozzi profondi e superficiali.

Villaggio rurale di Beda Littoria – Costruito nel 1933 (16238 abitanti di cui 1533 italiani). Risulta un silos da 30000q di grano ed un edificio del dopo lavoro. Aveva un’estensione di 2642 ha e le principali colture erano di: frumento, leguminose da granella, mandorli, viti e olivi.

Tutti i villaggi Italiani avevano inoltre la chiesa, il municipio, la casa del Fascio, l’ambulatorio medico, il mercato e la posta. In un’intervista al giornalista francese Pottier il governatore Italo Balbo affermava: 

 “Senza dubbio, all’inizio, siamo stati costretti a confiscare un certo numero di terre come fu fatto dalle altre nazioni colonizzatrici. Sia a causa di bisogni personali che per punire i ribelli. Ma oggi tutto è cambiato (intervista del 1937), noi ridistribuiamo questi beni acquisiti sotto forma di piccole concessioni da 5 a 15ha. Facendo così non si spoglia l’indigeno (erano chiamate così le popolazioni locali) che noi vogliamo assimilare, ma gli consentiamo di migliorare il suo genere di vita trasformandolo in coltivatore e agricoltore attaccato al suolo che lo nutre”

È chiaro che con la cittadinanza italiana, l’obiettivo era di trasformare gli italiani colonizzatori in italiani “vicini di casa”.

In Tripolitania venne concesso ad esempio un territorio di 693 ha proprio anche al fine di limitare proteste o sommosse.  Erano anche stati stanziati dei soldi a fondo perduto, proprio per avvicinare la popolazione locale alle modernità (trattori, pompe ecc.).

i 20000 rurali in sosta e la ripartenza per i villaggi colonici. Cinegiornale del 16/11/1938

Villaggi coloniali per i locali/mussulmani

Villaggi libici/musulmani

Nei villaggi vivevano Arabi e Berberi e in ogni villaggio veniva costruita la Moschea, la Mudiriyya, la scuola, il bar, il suq e la casa del fascio e un piccolo ospedale. Il nome dei villaggi era in arabo e Italiano. Se dei villaggi colonici italiani ci sono poche informazioni e sono difficili da recuperare, è ancora più difficile reperirne sui villaggi arabi/musulmani. Terrò in aggiornamento la pagina nel tempo per cercare di aggiungere possibili nuovi dettagli.

Villaggio pastorale Chadra o verde – Costruito nel 1939 

Villaggi agricoli:

Mahamura o Fiorita – (627 abitanti) Costruito nel 1939 con circa 100 poderi da 4 ha e venivano coltivati ortaggi, frumento ed erba.

Naima o Deliziosa – Costruito nel 1939 (700 abitanti) Aveva 80 poderi di 6 ha e le coltivazioni principali erano: Erbaggi, frumento ed erbai da sorgo. L’ approvvigionamento idrico arrivava da 2 pozzi modenesi.

Fager o Alba – Costruito nel 1939 (100 abitanti) e aveva un estensione di 50ha.

Zhara – Costruito nel 1939 (110 abitanti) e aveva un’estensione di 33 ha.

Azizia o profumata

Nahiba o risorta

Mansura o vittoriosa

Gedina o nuova

Mamhura o fiorente Composta da 100 fattorie di 4ha ciascuna

Inaugurazione del Villaggio agricolo musulmano “Fiorita”. Cinegiornale del 03/05/1939.

I villaggi coloniali e la guerra

La guerra in Libia fu uno degli scenari principali della seconda guerra mondiale. Vi sono capitoli duri da raccontare soprattutto per quanto successo nelle grandi città come Bengasi o nei piccoli villaggi Italiani.

Nel 1941 gli inglesi dopo aver occupato la Cirenaica, attuarono delle sistematiche violazioni dei diritti umani. Innanzitutto il saccheggio era diffuso: le truppe inglesi fermavano i civili italiani chiedendo l’oro e i soldi. Spesso vi erano vere e proprie rapine dentro le case dei coloni. Essi entravano e svaligiavano le case sapendo di non incontrare resistenza da parte delle famiglie italiane. 

Oltre al saccheggio generale, di cui non solo i soldati ne erano complici, ma anche le autorità (A Bengasi venne rubato veramente di tutto), vi fu il triste capitolo degli stupri. Forse meno presente nelle grandi cittadine ma sicuramente praticato nei solitari villaggi colonici, gli stupri diventarono una realtà per ragazze e donne di tutte l’età. 

Con la guerra cominciarono a mancare i beni di prima necessità e soprattutto ci furono la mancanza di energia e benzina.  Moltissimi coloni maschi dovettero partire per la guerra e l’autosufficienza richiesta da Mussolini diventò sopravvivenza. L’ energia elettrica mancava e con questa anche l’alimentazione per le pompe dei pozzi d’ acqua. Cominciarono così a morire le coltivazioni. Le centrali elettriche più grandi erano finite quasi del tutto sotto il controllo delle forze armate e mancava così anche la benzina per i mezzi agricoli. I colonici, riuscirono però a sopravvivere grazie alle dispense e al cibo immagazzinato nei vari anni.

A fine guerra, vi fu la diaspora Italiana con due distinte fasi. La prima fase fu quando a fine guerra la Libia divenne indipendente e quindi i coloni Italiani non si sentirono più al sicuro e tornarono in patria. La seconda fase, ancora molto discussa, fu con l’arrivo di Gheddafi al potere: egli espropriò i poderi e le proprietà agli Italiani togliendo loro anche la cittadinanza. Vi fu così una grande emigrazione di massa verso l’Italia. Gli Italiani non tornarono più in Libia, perdendo così pezzi di  storia familiare .

L’ arrivo delle truppe italiane al villaggio “Maddalena”. Cinegiornale del 19/02/1942.

Conclusioni

Gli sforzi italiani di rendere la Libia un paese con le stesse comodità italiane portarono i loro frutti. La via Balbia, i nuovi acquedotti, le strade interne, l’allargamento degli aeroporti e soprattutto la fertilizzazione di intere aree furono il punto di partenza della nuova Libia Liberata e indipendente. Trent’anni di lavori e investimenti statali italiani erano una spesa che sicuramente la neonata Libia non avrebbe potuto affrontare se non scendendo a patti con altri stati. Il dato fondamentale è che nel 1959 termina la gestione degli enti per la colonizzazione con il bilancio di 40401 ha bonificati e produttivi.

Questo rimase forse uno dei pochi punti per cui si poté ringraziare il colonialismo Italiano.

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Fonti:

  • MOORE, Fourth Shore.
  • Gli italiani in Libia dal fascismo a Gheddaf di DEL BOCA.
  • Senato della Repubblica
  • Guida Breve d’Italia Vol. III-Italia Meridionale e Insulare – Libia, C.T.I, Milano, 1939
  • Dati dell’ Infps
  • Storia della Libia contemporanea di D. VANDEWALLE
  • L’Italia in Libia di SEGRÈ

Foto miniatura: https://www.mediterraneaonline.eu/

Foto copertina:http://biblioteca.comune.belluno.it

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Villaggio agricolo Mameli- vista 1941/1942
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Antenne radio del villaggio agricolo Mameli. 1941/1942

4 Comments

Muhannad Albahloul · 22/06/2023 at 00:30

Hello, my name is Muhannad. I live today in the village of Villaggio Bianchi. If anyone wants to get information about the city, please do so.

    archiviostoricogalvanin · 19/01/2024 at 16:22

    Thanks for your help. I just send you an e-mail.
    Best Regards. A.s.G.

Callegari Giuseppe · 22/01/2023 at 20:53

Mia nonna paterna è stata sepolta nel cimitero di Misurata tale Bortolotti cogniugata Callegari Fortunato della quale non ho nessuna notizia

    archiviostoricogalvanin · 31/01/2023 at 16:33

    Salve, oggi è veramente difficoltoso effettuare ricerche in Libia; soprattutto per l’ instabilità che c’è nel paese dal 2011. Tuttavia non molto tempo fa trovai delle foto di “oggi” riguardanti tombe e monumenti italiani.. Magari la tomba è ancora lì. Saluti

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