Tripoli, capitale libica dall’ occupazione italiana, è una delle città più popolose della Libia. Essa si trova nella parte Nord Occidentale del paese.
In questa pagina cercherò di raccontare i tragici eventi della Guerra Italo Turca e della seconda guerra mondiale senza però dimenticare gli investimenti italiani (non solo urbanistici), per rendere Tripoli una città “degna” di essere inserita nelle più belle cittadine Italiane.
Tripoli – 1911 L’ occupazione italiana.
Ai primi giorni di Ottobre 1911, la marina Italiana si attestava di fronte a Tripoli per impedire gli eventuali rinforzi marittimi dalla Turchia. Il vice ammiraglio Luigi Faravelli a capo della 2 squadra navale aveva a disposizione le navi “Benedetto Brin”, “Garibaldi”, “Filimberto”, “Carlo Alberto”, “Sardegna”, “Sicilia”, “Re Umberto”, “Francesco Ferruccio”, “Varese” … (Erano in totale 5 corazzate, 5 incrociatori e circa 20 torpediniere.)
Nonostante l’insicurezza dell’ ammiraglio Faravelli nell’attaccare immediatamente Tripoli (le truppe erano ancora insufficienti per sbarcare e occupare il porto e i quartieri adiacenti), l’ ordine da Roma fu di intimare la resa, che non venne accettata : i turchi infatti si sentivano protetti nel castello di Tripoli e nelle trincee/ fortificazioni che avevano preparato. Ricordiamo le prime fasi dello sbarco Italiano di Bengasi
Alle ore 15 e 30 dell’8 Ottobre 1911, iniziò il bombardamento navale su Tripoli. Con i cannoni da 203mm e quelli da 150mm le principali fortificazioni turche furono fatte esplodere, aiutando così la successiva operazione dello sbarco e mettendo i cannoni turchi a tacere per sempre. Difatti le truppe Turche avevano spostato 2000 uomini agli ordini del Generale Nesciat Bey a 10 km sud ovest da Tripoli nella località di El-Aziza, sperando così di attuare un contrattacco. I forti e le fortificazioni turche erano in 3 punti chiave: Fort Sultaniè (Ovest di tripoli), Fort Hamidiè (Est di Tripoli) e fortificazioni nel porto.
“Descrivere quanto è successo in questi giorni sarebbe impossibile. Mi limito solo a dirvi che il giorno 3 Ottobre incominciammo a bombardare i forti fuori dalla città, e che dopo tre ore di fuoco continuo si videro le mura crollare “. Così scrisse Amedeo Franceschi imbarcato sulla nave “Garibaldi”.
5 Ottobre 1911 – sbarco a Tripoli
A seguito dei bombardamenti e dell’ingente flotta Italiana presente davanti alla città, si decise si completare l’operazione sbarcando e controllando fisicamente i punti chiave della città.
Al comando del capitano Umberto Cagni vi era:
- 1 reggimento (comprendeva il 1, 2, 3 battaglione con un totale di 900 uomini imbarcati precedentemente nella navi “Sardegna”, “Re Umberto” e “Sicilia”.
- 2 reggimento (comprendeva il 1, 2, 3 battaglione con un totale di 705 uomini imbarcati precedentemente nelle navi “Emanuele Filimberto”, “Carlo Alberto”, “Benedetto Brin”, “Varese”, “Giuseppe Garibaldi”, “Francesco Ferruccio”.
Alle 7 e 30 di mattina iniziò lo sbarco (di circa 7000 uomini), ma come avevano previsto non vi fu resistenza. Dopo aver conquistato il castello e essersi impossessati di alcune località chiave, si presentò il problema di tenere la testa di ponte dello sbarco, impedire un contro attacco turco e permettere così che arrivassero altre truppe e rifornimenti. Il 9 Ottobre 1911, le forze italo turche cercarono di impossessarsi dei pozzi e di trovare una breccia nella località di Bu Meliana (Sud di Tripoli). L’ attacco fu fermato soprattutto grazie alle artiglierie della marina Italiana ancora presenti nella costa.
L’ attacco a Bu Meliana rappresentò un serio pericolo e diventò evidente quante poche “radici solide” avevano messo gli Italiani a Tripoli anche per le poche truppe presenti.
Importante fu la presenza dei Carabinieri che, sbarcati anche loro il 5 ottobre 1911, operarono come forza di polizia nella Tripoli occupata collaborando con la polizia araba Tripolina; Carabinieri che aiutarono molto sia le forze armate sia le città appena occupate.
Vi erano dunque a fine 1912:
- Divisione carabinieri di Tripoli
- 4 compagnie (allievi Zaptiè a Tripoli, Homs e Misurata)
- 2 tenenze (Tripoli e Tagiura)
- 2 sezioni (Parco Aerostieri e Dabra)
23 Ottobre 1911 – La Battaglia di Sciara Sciat
Nel quadro delle operazioni per sferrare un offensiva che facesse cadere Tripoli o almeno parte delle fortificazioni italiane, il 23 ottobre 1911 I turchi, insieme alle truppe irregolari libiche, cercarono di sfondare la linea a Est dove erano schierata da parte italiana: 11 reggimento Bersaglieri, a sud: 82 e 84 reggimento di fanteria, ad ovest: il 6 e 40 reggimento di fanteria per un totale di 12 km di fortificazioni e 8500 uomini.
Le truppe Turco arabe abilmente costruirono un diversivo attaccando nella mattinata più volte e in vari settori, sconcertando gli ufficiali italiani. Al pomeriggio il colonnello turco Nesciat iniziò la vera offensiva su una zona, tra forte “Messri” e “Henni”, dove l’11 battaglione bersaglieri non era riuscito per vari problemi a fortificare efficacemente l’area.
L’ attacco frontale al forte Messri dove presidiava la 7 compagnia fu respinto grazie ai rinforzi e nonostante dei civili armati intraprendessero una battaglia, sparando alle spalle. Nella zona dell’8 compagnia nella località Henni, i combattimenti durarono fino alle notte, gli italiani respinsero i vari assalti turco arabi, anche grazie a rinforzi, mentre per la zona vicino al mare le cose andarono diversamente.
Nel settore del 27 battaglione attestato nella zona di Sciara Sciat –mare, non furono disponibili rinforzi e vennero attaccati frontalmente e alle spalle dai civili. La 4 compagnia (che era attestata a Est di Henni), ripiegò fino al cimitero di Rebab dove si arrese; la 5 compagnia (affiancata alla 4 sempre a est di Henni), tentò di resistere ma alla fine cedette e ripiegò inseguita, fino alla città, dove i civili cominciarono a sparare dalle finestre. Moltissimi arabi infatti perseguirono la strada della Jihad in cui anche i ragazzi impugnarono le armi contro gli italiani
I 290 bersaglieri della 4 e 5 compagnia fatti prigionieri vennero portati al cimitero di Rebeba dove furono fucilati. La stampa francese parlò di bersaglieri sgozzati, cadaveri smembrati, soldati sepolti vivi e addirittura alcuni crocefissi sulle piante da datteri.
Alla sera la situazione si stabilizzò grazie all’ intervento dei cannoni della navi italiane ancorate sulla costa e all’ arrivo dell’82 reggimento di fanteria con il sostegno di artiglierie mobili. Le perdite nella battaglia di Sciara Sciat ammontarono (secondo le stime del 1936,) a circa 6 ufficiali morti e 9 feriti,99 soldati e 121 feriti oltre che ai 290 bersaglieri trucidati.
Quando rioccuparono la zona gli italiani scoprirono la fossa in cui erano stati fucilati i 290 bersaglieri, vi fu una violenta risposta italiana. Chiunque trovato con le armi in casa o simpatizzante delle gesta arabe venne fucilato, mentre chi si macchiava del crimine di non sapere fu deportato alle Tremiti.
Tripoli si macchiò di sangue, ovunque vi erano cadaveri dei poveri civili.
“Il posto dove sono si chiama Sciara Sciat, già molto nominato dai giornali. Nei giorni che vanno dal 15 al 22 compreso, glia arabi fingevano di volerci un gran bene. Ed eccoci alla mattina del 23. Gli avamposti vengono attaccati dai turco arabi di fronte a Tripoli, dall’ oasi, dagli arabi traditori”
Baccio Bacci
Anche l’aviazione cominciò durante la guerra Italo-Turca a operare sia nelle ricognizioni sia nei primi bombardamenti. Vediamo infatti i prodromi di quello che sarà fino al secondo conflitto mondiale uno delle più grandi armi di combattimento. Difatti la prima missione militare aerea della storia fu fatta da Carlo Piazza che il 23 Ottobre 1911 sorvolò gli accampamenti nemici individuandoli e seminando il terrore.
Il 1 Novembre 1911 Giulio Gavotti effettuò il primo “bombardamento” della storia. Gavotti infatti lanciò 3 bombe a mano su un accampamento.
Iniziarono con l’occupazione della città i primi investimenti italiani e le prime opere. Per trasportare feriti ed equipaggiamento alle varie linnee del fronte iniziò una grande opera ferroviaria: la Tripoli – Zuara; oltre all’ ampliamento ferroviario si cercò di avvicinarsi agli standard della grandi città italiane costruendo reti fognarie e acquedotti.
Tripoli durante la Grande Guerra 1915 – 1918
Le rivolte e il malcontento tuttavia continuarono anche dopo la fine della guerra Italo turca. Nonostante i simpatizzanti che prevalevano nelle città, le tribù nomadi e i più fedeli alla religione araba rimasero scontenti dell’occupazione italiana. Malcontento che con l’inizio della prima guerra mondiale risultò l’arma vincente per far vacillare nuovamente la presenza stessa dell’Italia in Libia. Il Generale Cadorna dovette far rimpatriare numerose truppe dalla Libia per trasferirle sul fronte Italiano.
Poche erano già le truppe prima del 1915, con lo scoppio della Grande Guerra rimasero solo quelle necessarie al mantenimento delle città che tanto erano state sognate e volute dai politici e generali Italiani.
I libici malcontenti furono contattati dalla Germania e dall’ impero Austro- Ungarico e fu stipulato un accordo di approvvigionamenti e aiuti per iniziare una nuova guerra in Libia. I sottomarini tedeschi fecero sbarcare migliaia di armi e munizioni e così la “Rivolta dei Senussi”, ovvero la nuova mobilitazione dei libici scontenti dell’occupante italiano, prese il via.
Già nell’estate del 1915 le zone dell’entro terra libico furono perse e gli italiani dovettero ripiegare avvicinandosi sempre di più alla linea costiera, controllando le sole cittadine di Tripoli, Homs, Cirene, Bengasi, Derna e Tobruch. Inoltre numerose e sanguinose erano le imboscate dei beduini che nel deserto attuavano i loro piani di paura e saccheggio.
Con la perdita di Misurata e Zuara le sorti di Tripoli, la più importante città in mano italiana, erano scritte. Mancava poco infatti che l’intero esercito italiano per via degli andamenti della guerra in patria venisse ritirato. Una delle poche azioni militari non difensive attuate dagli italiani fu la presa di Zuara che era controllata dai libici e distava solamente un centinaio di km dalla capitale.
Venne così fortificata ulteriormente Tripoli, preparandosi al peggio, visto che di aiuti o di basi militari italiane vicine Tripoli in quel momento non esistevano. Il generale Cadorna era infatti sicuro che 33000 uomini e 140 cannoni fossero più che sufficienti nel mantenere Tripoli, Homs, e Misurata (Misurata venne persa e diventò caposaldo delle truppe libiche).
Nel 1918 l’Italia ne uscì mutilata ma la linea costiera Libica rimase italiana. Come vedremo successivamente, dal 1918 in poi, iniziò una campagna che durò fino al fascismo, per riconquistare le località perse e impadronirsi dell’intero territorio libico.
1918 – 1943; Le opere del Fascismo a Tripoli
Introduciamo questo capitolo storico di Tripoli chiarendo la posizione dell’Italia pre dittatura. L’ occupazione della regione della Tripolitania incominciò con la guerra italo turca mentre per la regione della Cirenaica fu diverso.
La Cirenaica risultava praticamente ancora tutta da occupare e i ribelli avevano ancora spazio per attuare imboscate. Fu dunque il fascismo, per concludere la faccenda libica, a voler conquistare e occupare tutto il territorio libico definitivamente. Tra il 1923 e il 1925 fu occupata tutta la Tripolitania e il Generale Graziani nel periodo 1928 – 1930 arrivò alla regione del Fezzan.
Quindi della Tripoli fascista dovremmo parlare soprattutto di investimenti, costruzioni e opere atte a far diventare la città come una perla del Mediterraneo.
Nel 1922 iniziano i lavori al porto di Tripoli. Il porto viene ampliato grazie ad un più profondo fondale ed ad una nuova banchina dove potevano attraccare grandi piroscafi o navi militari. Si intravedeva quindi già nel 1922 l’importanza di Tripoli e di uno scalo capace di trasferire grandi quantità di persone e merci.
Anche grazie alla costruzione del lungo mare della Vittoria, che finiva al monumento dei caduti e al faro, venne così ampliata una delle più grandi arterie stradali Tripoline. Furono anche implementate le fogne e gli acquedotti per poter arrivare ad un’ igiene superiore o uguale alle città italiane. Tripoli infatti stava diventando una delle principali città abitate dai “metropolitani” ovvero da militari e civili Italiani.
La costruzione della stazione ferroviaria, studiata appositamente lontana dal porto, comportò la creazione di un’altra grande arteria stradale, ovvero il Corso Sicilia che si concludeva nella centrale piazza Italia (chiaramente oggi le vie hanno altri nomi), dove venne edificato uno dei primi quartieri “moderni”.
Le principali industrie italiane Tripoline si concentravano tra la stazione di Tripoli (a Ovest), il porto che insieme al centro della città con il suo lungomare (Lungomare Conte Volpi) contribuirono a creare un modello occidentale di città, tra negozi e piccole botteghe. Il Lungomare “Conte Volpi” che venne creato appositamente per vedere la bellezza del Mediterraneo da una parte e l’imponenza dell’architettura fascista dall’ altra, lasciava osservare, passeggiando, ad esempio il palazzo della banca d’ Italia o il palazzo del Governo.
Tripoli Italiana – La “Città MODERNA”
Dobbiamo dunque concentrarci a pensare ad un centro libico molto più italianizzato degli altri capoluoghi libici. L’ occupazione italiana aveva trasformato Tripoli in un grande centro logistico/ militare in una località turistica. Gli architetti avevano voluto dare un nuovo aspetto alla città, evidenziando e portando nel capoluogo libico i caratteri architettonici moderni delle costruzioni Italiane.
Immaginiamo Tripoli come la descrive il Touring Club in una guida del 1929, tenendo conto che gli altri 10 anni di fascismo portarono ancora novità e costruzioni nella città.
“Da piazza Castello si prende il Corso Vittorio Emanuele 3 in direzione Sud – Est, la via più larga dopo il lungomare “volpi” della città. Subito a sinistra il ristorante “Alle Venete” con facciatina moresca; poi a destra la moschea di “Sìdi Hamùda” (elegante costruzione rifatti dopo l’occupazione italiana); quindi a sinistra il caffè “Mazzocca” o “Cappelli”.
S’ incrocia la via Piave che a sinistra porta al lungomare “Conte Volpi” e a destra a Piazza Italia; poi subito a sinistra la rivendita speciale dei tabacchi (quasi interamente di produzione locale) e la mostra dell’ufficio d’ arte applicata all’ industria. Si succedono a sinistra il Municipio e la nuova sede del Banco di Napoli.
Troviamo dunque nella piazzetta le Poste e i Telegrafi, mentre a destra l’attuale palazzo del governatore, più oltre a sinistra il palazzo della giustizia (1923) e il grande palazzo Nahum. Si arriva alla piazza Cattedrale in cui di fronte troviamo la cattedrale “San cuore di Gesù” di forme romantiche, con cupola ottagonale alta 46mt. A disegno del prof. Saffo Panteri.
A sinistra della cattedrale il Palazzo Vescovile, a destra la casa dei missionari. Il corso continua al di là della piazza e sboccia di fronte al nuovo palazzo del governatore, ricco di cupole e di logge disegnato dall’ architetto Saul Meraviglia Mantegazza.
Si retrocede a Piazza Cattedrale e si svolta a destra in via Luigi Mercatelli che porta in piazza 4 Novembre 1918. Tenendo verso destra lungo il circolo militare, si sbocca al porto di fronte all’ amplio molo dello Sparto. Lungo il porto a destra il lungomare Belvedere e a sinistra il maestoso lungomare Conte Volpi ove si possono ammirare i notevoli edifici della città. (Grand Hotel, Banca d’ Italia, Teatro Miramare.)
Secondo una guida di Tripoli del 1929, Tripoli aveva:
11 tra alberghi e pensioni:
- Albergo Commercio (Suk – al Atara 30, da 8 a 25 lire al gg)
- Albergo Excelsior (Via Caneva 40, acqua corrente da 14 a 30 lire al gg)
- Grand Hotel Tripoli (Lungomare Conte Volpi 120, da 15 a 80 lire al gg con ascensore, acqua corrente calda e fredda, termosifone, ristorante e bar)
- Albergo Miramare (pensione, via discesa marina 20, da 12 a 30 lire al gg)
- Albergo Moderno (Lungomare dei bastioni 50, acqua corrente da 9 a 35 lire al gg)
- Albergo Nazionale (Piazza Italia 80, acqua corrente, termosifone da 15 a 60 lire al gg, frequentato soprattutto da ufficiali)
- Albergo Patria Lungomare dei Bastioni 60 da 5 a 16 lire al gg)
- Albergo Savoia
- Albergo Mignon (Suk El – Haggiara 25, da 12 a 30 lire)
- Albergo Marco Aurelio (Zenghet – Dega 45, da 10 a 25 lire al gg)
- Albergo Italia (Via Lombardia 50, acqua corrente da 15 a 60 lire al gg)
4 Banche:
- Banca d’ Italia
- Banca di Napoli
- Banca di Roma
- Banca di Sicilia
Sette ristoranti:
- Le Venete (Corso Vittorio Emanuele)
- Miramare (Via Piave)
- Roma (Zenghet Bel Her 1)
- Nazionale (Piazza Italia
- Mortellaro (Galleria Pierina)
- Lago maggiore (Via Lazio)
- Bella Napoli (Suk el Turk)
Non possiamo tuttavia non parlare degli eventi internazionali che partirono dal periodo dell’occupazione italiana e che continuano ancora oggi: La Fiera internazionale di tripoli iniziò nel 1927 e diede grande risalto alla “Nuova città” Italiana insieme al Gran Premio di Tripoli che dal 1925 al 1940 divenne una grande competizione automobilistica su uno scenario nuovo. Ovvero la gara iniziava dall’ oasi di Tagiura e la posta continuava per ben 71 km. Con l’inaugurazione dell’autodromo della Mellaha le gare dal 1934 si trasferirono lì.
Il nuovo circuito (Autodromo della Melhalla) era di 14 km ed aveva i migliori standard dell’epoca, tra cui le tribune coperte e iniziò anche l’epoca d’ oro delle lotterie.
Il 20 – 21 Marzo 1935 avvenne a Tripoli la 16 adunata degli alpini con circa 2000 partecipanti: gli alpini sotto i comandi di Italo Balbo attraversarono la colonia seguendo le operazioni alpine durante la guerra Italo- Turca.
1930 – 1940 italianizzazione e colonizzazione della Libia
La quarta sponda già da qualche anno era diventata un grande centro commerciale/militare e turistico, tuttavia il governo protezionistico di Mussolini portava ad una limitazione di merci italiani nel mondo.
Determinate classi sociali non si erano arricchite e stavano ancora in uno stato di semi povertà. La nuova Libia che già come spazio e terreno si prestava a grandi coltivazioni, fu scelta dunque dal governo per l’emigrazione di massa.
(Vedi pagina sui 26 villaggi colonici libici) – www.archiviostoricogalvanin.com
Dagli anni 30 fino agli inizi della seconda guerra mondiale, arrivarono migliaia di Italiani alla ricerca di un nuovo inizio. Provenienti in particolare dal Veneto, Sicilia, Calabria, e Basilicata. Nel 1939 la popolazione “metropolitana” (Italiana) in Libia raggiunse il 13% concentrati nei villaggi colonici e nei due capoluoghi: Tripoli (37%) e Bengasi (31%)
L’ ultima grande emigrazione fu nel 1938 quando , al comando di Italo Balbo, oltre 20000 italiani arrivarono a Tripoli per poi dirigersi nei nuovi villaggi colonici. Quest’ ultima grande emigrazione prima dell’arresto dovuto alla guerra venne immortalata da video e foto propagandistici.
Balbo voleva portare in Libia entro gli anni 60 oltre 500000 italiani.
Tripoli nel 1940
Ormai l’Italia, vista l’amicizia con Hitler, non si può più tirare indietro dall’ entrare in guerra. La Libia diventava così uno dei teatri caldi della seconda guerra mondiale. Bisogna infatti ricordare che a sinistra La Libia aveva come confinante la francese Tunisia e a destra il britannico Egitto. Era chiaro da dove il nemico avrebbe attaccato o in quale direzione gli italiani avrebbero dovuto intraprendere la campagna militare.
Tripoli essendo il centro più grande Libico (commercialmente e militarmente parlando), entrò in guerra. Atroci sofferenze iniziarono già qualche giorno prima dell’entrata in guerra quando venne imposto a tutti i bambini fino ai 14 anni di lasciare le famiglie e imbarcarsi (per una vacanza di poche settimane) per l’Italia.
Questi 3000 bambini italiani lasciarono le famiglie da Tripoli e in totale 10000 dalla Libia (considerata già zona di guerra), per l’Italia ricordando il saluto di Italo Balbo che prometteva di tornare presto. Essi non tornarono più in Libia viste le azioni militari e vi fu una vera diaspora familiare. Genitori, parenti e amici spesso persero la vita sotto i bombardamenti o durante le operazioni militari. Pochi furono i fortunati che poterono tornare nella nuova Libia trovando i tanto amati genitori o parenti.
Il 25 Giugno 1940 avviene la prima incursione nemica. Il porto e l’aeroporto di tripoli sono diventati obiettivi per gli alleati. L’ aeroporto di tripoli subì la prima aggressione aerea in data 9 dicembre 1940 ma non subì grandi danni. Sarà successivamente il porto ad essere uno degli obiettivi alleati per via dello sbarco delle truppe tedesche e dei rifornimenti.
Tripoli nel 1941
Le sorti della guerra in Africa stavano cambiando drasticamente. Le truppe Italiane, mal organizzate, ripiegarono in posizioni difensive lasciando la cirenaica agli alleati e portando allo sbaraglio tutti quei coloni italiani che abitavano in Cirenaica. Vi fu quindi una fuga verso Tripoli sperando di ritornare a casa in Italia lasciando tutti i propri averi in Libia.
Tuttavia la svolta avviene il 14 Febbraio 1941 quando le prime truppe del Generale Rommel sbarcano a Tripoli. Rommel seppe adoperarsi al meglio per rispedire gli alleati a “casa” volendo arrivare fino all’ Egitto. Fu così che le truppe Italo tedesche in Cirenaica sferrarono una brillante operazione che partendo da Agedabia il 2 Aprile 1941, riuscì a respingere gli alleati fino alla depressione di El Qattara (Egitto) il 29 Aprile 1941.
Il primo bombardamento dove si segnalò ingenti danni è quello del 4 Aprile 1941 quando venne colpito il quartiere ebraico con una una quindicina di vittime.
Dal 1 Gennaio 1941 al 27 Aprile sono contanti ufficialmente almeno 21 bombardamenti sul porto e sull’ aeroporto di Castel Benito. Si intuisce la direttiva di Churchill nel cercare di bloccare i rifornimenti italo tedeschi nel Mediterraneo e distruggere il porto di Tripoli. Porto che in data 27 Aprile 1941 subì un pesantissimo bombardamento aero-navale che causò più 100 vittime, oltre 300 feriti e il suo blocco.
Anche Bengasi , come per Tripoli, dall’ estate del 41’ fu soggetta a numerosissimi bombardamenti, ci sono stati danni ingenti.
Il 2 Ottobre 1941 un bombardamento, oltre a distruggere numerosi edifici, danneggiò l’ospedale coloniale. A fine Dicembre 1941 la città subì secondo i dati ufficiali più di 91 tra bombardamenti e incursioni.
Tripoli nel 1942
Mentre ancora la grande lotteria di Tripoli sponsorizzava l’acquisto dei biglietti per vincere un premio milionario, la guerra in Africa stava diventando sempre più difficile per entrambi gli schieramenti.
L’ operazione britannica “Crusander” portò gli alleati fino al 6 Gennaio 1942 ad occupare l’intera Cirenaica, causando una veloce ritirata delle truppe Italo-tedesche fino a Marsa el Brega. La situazione era tesa per il Generale Rommel, il quale intuì che mai in ritirata le truppe britanniche si sarebbero aspettate una contro-offensiva.
L’ idea risultò vincente, e il 30 Giugno 1942 le truppe italo-tedesche arrivarono pericolosamente vicino ad Alessandria fermandosi ad Ain el Alamein. Tripoli rimase ancora “lontana” dalla guerra ma costantemente bombardata per via dell’ importantissimo porto da cui dipendevano le truppe italo-tedesche, oltre che dall’ importante aeroporto.
Aeroporti italo tedeschi attivi a Tripoli e dintorni
Aeroporti, piste di emergenza e di stoccaggio della Luftwaffe e Regia Aeronautica nell’ area di Tripoli
Tripoli Caramanli (Caramanlis o Karamanlis) a Sud-Est del porto di Tripoli, dal 1940 usato per le ricognizioni della marina, salvataggio delle truppe in mare (navi o aerei colpiti), erano presenti degli idrovolanti italiani modelli CANT. Z.501 e modello 506 (idroricognitore e idro bombardiere). La Luftwaffe spesso lo usò per far atterrare idrovolanti Dornier DO 24, e l’enorme idrovolante da trasporto BV 222 per il trasporto di truppe e materiali dall’ Italia.
La difesa nel 1942 era assegnata oltre alle truppe italiane, alla 5 Flak a 2 o 3 canne e numerosi fari da intercettazione. Le unità presenti nell’ aeroporto furono: la 145 squadriglia (Aprile 1941, Gennaio 1942), 614 squadriglia Soccorso (Giugno 1940 – fine delle operazione 1943) e Luftwaffe (solo per operazioni di trasporto).
Tripoli – Castel Benito: a 24.5 km a Sud di Tripoli e 3.75 km a Ovest da Quaser Bin Ghashir. L’ aeroporto era prima della guerra utilizzato per l’addestramento delle truppe aviotrasportate e come principale aeroporto militare di Tripoli. Durante la guerra venne ampliamente utilizzato dalla Regia aeronautica e dalla Luftwaffe come centro di arrivo per equipaggiamento e scorte. Difatti dal Marzo del 1941 al Gennaio 1943 per il controllo alleato del Mediterraneo e delle tempistiche di spedizione dall’ Italia, ogni 24 ore atterravano a Castel Benito da 25 a 50 aerei da trasporto. La pista era difesa da 11 flak posizionati nei vari lati
Le unità presenti dell’ aeroporto furono: 2 gruppo CT (Dicembre 1940 – Marzo 1941); 7 gruppo comb (Agosto 1940); ) 9 gruppo CT ( Dicembre 1942 – Gennaio 1943); 12 gruppo d’ assalto (Dicembre 1941); 13 gruppo CT (Giugno 1940 – Febbraio 1942); 20 gruppo CT (Aprile, Maggio 1941); 27 gruppo BT ( Aprile 1941); 28 gruppo BT (Maggio, Giugno 1941); 33 gruppo BT (Luglio, Agosto 1940); 45 Gruppo BT (Gennaio 1941); 64 Gruppo OA (Ottobre 1942); 73 Gruppo OA (Marzo 1941); 86 Gruppo BM (Aprile 1942); 98 Gruppo BT (Luglio, Dicembre 1941); 145 Gruppo T (Febbraio, Dicembre 1941, Luglio 1942 –Gennaio 1943); 153 Gruppo CT (Giugno, settembre 1941); 160 Gruppo CT (Marzo, Luglio 1942); 129 Squadriglia OA (Marzo 1941); 175 Squadriglia RST (Dicembre 1941); 281 Squadriglia Sil (Maggio 1941 – ?); 376 Squadriglia Assalto (Maggio, Agosto 1941); 600 Squadriglia T (Settembre 1941 – Agosto 1942).
Luftwaffe: II./St.G. 2 (Febbraio 41); elementi del I./St.G. 1 (Febbraio, Marzo 1941); 7./ZG 26 (Marzo, Maggio 1941); 1. Wüstennotstaffel (Aprile, Maggio 1941); parte di 2.(H)/Aufkl.Gr. 14 (Marzo 1941); Erprobungsstelle d.Lw. (Tropen) (Luglio, Agosto 1941, Dicembre 1941 – ?); 9./KG z.b.V. 1 (Agosto 1941); KGr. z.b.V. 500 (Dicembre 1941); KGr. z.b.V. 102 (Gennaio1942); KGr. z.b.V. 400 (Gennaio 1942); Erprobungskdo. 19 (Luglio 1942); elementi del IV./KG 54 (ottobre 1942); II./JG 77 (Dicembre 1942 – Gennaio 1943); 4.(Pz)/Schl.G. 2 (Dicembre 1942 – Gennaio 1943); Stab, I. and III./JG 77 (Gennaio 1943); elementi del 4.(H)/Aufkl.Gr. 12 (Gennaio 1943); 1.(F)/Aufkl.Gr. 121 (Gennaio 1943).
Tripoli – Melhalla: a 8.5 km a est di Tripoli e a 1.5 km dalla costa. Venne costruito nel 1923 di fianco alla pista del gran premio di Tripoli. La pista venne generalmente usata per gli arrivi o le partenze degli approvvigionamenti. Conquistata dall’ 8 armata britannica nel 1943, venne usata dagli alleati per le operazioni in Italia fino al 1945. Nel 1941 la pista era protetta da 7 Flak.
Le unità presenti nell’ aeroporto erano: 1 gruppo APC (Giugno 1940- Gennaio 1943); 9 gruppo CT (Maggio 1942); 10 gruppo CT (Maggio 1942); 18 gruppo CT (Gennaio 1941); 64 gruppo OA (Giugno 1940); 67 Gruppo OA (Luglio 1940, Ottobre 1940, Marzo 1941); 149 gruppo T (Aprile, Dicembre 1941)
Luftwaffe: 2.(H)/Aufkl.Gr. 14 (Marzo 1941); San.Flugbereitschaft 2(Marzo, Aprile 1942); III.St.G 3 (Gennaio 1943).
Il 30 Novembre 1942 un’altra grande incursione britannica su Tripoli provoca 21 morti e 43 feriti.
Tripoli nel 1943 – fine dell’ occupazione italiana
La disastrosa battaglia di El Alamein portò alla disfatta italo-tedesca. Per pochi km l’asse poteva vincere la guerra in Africa Settentrionale. Tuttavia chiaramente la risposta alleata fu decisiva, difatti a Londra ci si aspettava che vinta la guerra in Libia le truppe Italo tedesche si sarebbero unite salendo per l’Egitto, Siria fino ai pozzi petroliferi del Caucaso. Possiamo immaginare in quale situazione si sarebbero trovati i sovietici ormai al 2 anno di guerra.
Quindi bisogna pensare al fronte africano non solo in chiave di dominio del mediterraneo, ma anche come campo di battaglia decisivo per spostare l’ago della bilancia verso l’asse in Unione Sovietica. Dal 5 Novembre 1942, la ritirata italo-tedesca divenne definitiva, migliaia di soldati italiani e tedeschi furono fatti prigionieri. I soldati che riuscirono a scappare verso ovest si trovarono con poco carburante e soprattutto pochissimi mezzi.
Già ai primi mesi del 1943 gli alti comandi cominciarono a trasferirsi in Tunisia cercando di allestire un’ ultima difesa. Le autorità italiane cercarono a tutti i costi di tenere il caposaldo di Tripoli, ma Rommel, contrario e molto demoralizzato, fece passare per Tripoli le ultime unità tedesche per farle arrivare in Tunisia.
Vediamo quindi gli ultimi giorni della permanenza italiana ufficiale a Tripoli, dove l’incertezza dei civili e la distruzione di carte militari e non nei vari palazzi governativi, fece pensare a tutto ma di sicuro non al ritorno prossimo delle autorità italiane.
Il 23 Gennaio 1943, l’ottava armata britannica entrò a Tripoli, concludendo definitivamente il sogno Italiano di una fiorente colonia italiana.
HAI TROVATO QUESTO ARTICOLO INTERESSANTE? Vuoi condividere la tua storia, un aneddoto o un semplice pensiero? scrivi un commento nel box in fondo alla pagina!
Fonti:
- Gli italiani in Africa storia delle guerre coloniali 1882-1943 di Franco Bandini
- Verso la quarta sponda la guerra italiana per la Libia (1911-1912) di Bruce Vandervort
- La Marina nella Guerra Italo-Turca di Marco Gabriele
- Diario di un bersagliere di Felice Piccioli
- Memorie di Baccio Bacci
- Enciclopedia Treccani 1936 – 1938
- www.carabinieri.it
- Toring Club possedimenti e colonie 1929
- Il nuovo autodromo di Tripoli, in Architettura, 1935 – XIII febbraio fascicolo II
- rough Fascism to World Power: A History of the Revolution in Italy di Ion Smeaton Munro
- Gli italiani in Libia di Angelo del Boca
- Piccoli coloni in vacanza premio sotto le bombe La Stampa
- Luftwaffe Airfields 1935-45 Libya (Tripolitania & Cyrenaica) & Egypt Henry L. deZeng IV
” il porto di Tripoli visto dalla scala est del castello”
Dallo stesso album di foto: Garian, Zanzur,Zavia
Un dirigibile italiano sorvola l’ aeroporto.
Sciara Sciat, monumento ai caduti – 1912
Le seguenti foto furono scattate nel 1912 nella zona di Sciara Sciat.
Più precisamente nei dintorni del forte italiano Hamidie.
Forte Hamidie 1912
Dintorni Forte Hamidie 1912 (Tripoli)
Dintorni forte Hamidie (Tripoli) 1912 – Reggimento Ascari.
Dintorni Forte Hamidie (Tripoli) – un albero secolare
Dintorni Forte Hamidie (Tripoli) 1912, albero per impiccagioni.
Oasi vicino Tripoli, 1912
Una strada di Tripoli
“Il Grande Conte a Tripoli, 1930”
Il Grande conte fu un transatlantico varato nel 1927, a Trieste. Fu adoperato per trasporto civile, e militare dal 1940
“Proiettile da 351 inesploso trovato al porto dopo il bombardamento”
0 Comments