Gallio


La Guera Granda, così in Veneto veniva ricordata la Prima guerra mondiale. L’Altopiano di Asiago con la sua verde conca offriva un panorama magnifico a chi dalla pianura saliva anche grazie al suo “trenino” che dalla pianura saliva fino ad Asiago.

Rigogliosi borghi e cittadine, completavano poi, una cultura e una storia antichissima.

Nell’ articolo vedremo, anche grazie ai ricordi dei soldati, come Gallio trovò la stessa sorte della vicina Asiago. Gallio durante la Prima Guerra Mondiale divenne un importante caposaldo e, a fine anno 1918, ne uscì distrutta. Nemmeno la chiesa fu risparmiata dal conflitto.

Gallio nella Grande Guerra – 1915

Negli anni antecedenti al 1915,  l’Italia e le truppe Austriache iniziarono e completarono la costruzione dei forti militari al confine (Forte Corbin, Forte Verena, Forte Belvedere ecc.). La Guerra e le ostilità, che da anni erano argomenti dell’ alta società a favore dell’intervento in guerra contro l’Austria, diventarono ai primi del 1915 realtà.

La popolazione dell’altopiano si trovò con migliaia di soldati da tutta Italia che “invadevano” boschi e cittadine. La guerra proclamata il 24 Maggio 1915 sembrò non essere una cosa rilevante per la popolazione, ma anzi, un modo per fraternizzare con gli “stranieri”. Non tutti tuttavia vivevano la guerra con tranquillità, spesso le autorità italiane incarceravano innocenti boscaioli o cittadini, accusandoli di essere spie.

Ricordiamo l’arresto di alcuni preti come quello di Cesuna o Canove. In quei primi mesi di conflitto dove la lontana guerra dei forti infuriava a Nord dell’ altopiano, i soldati accampati ad Asiago, Gallio ecc. si ritrovarono come “turisti”. I soldati  incrementavano la piccola economia acquistando nei negozi, facendo lavare le divise ecc.

Gallio e tutto l’ altopiano di Asiago e di conseguenza l’intera Provincia di Vicenza, divenivano “zona di guerra” ufficialmente col decreto di mobilitazione del 23 Maggio 1915.

La popolazione un po’ impaurita fu uno dei primi problemi che le autorità dovettero risolvere. Trascrivo qui il manifesto che fu appeso in tutto l’altopiano per rassicurare le popolazioni ed evitare un’emigrazione di massa. Emigrazione che divenne realtà con la strafexpedition nel 1916.

“ALLE POPOLAZIONI DELL’ ALTOPIANO DI ASIAGO

Cittadini dell’altipiano!

L’ onore e il prestigio della nostra grande Patria sono oramai affidati all’ esercito e all’ armata.

La nazione deve attendere fiduciosa e tranquilla.

Vi invito pertanto a mantenere sempre e in ogni occasione la calma e la serenità, perché l’esercito si senta sorretto dalla nazione.

Fermo nel proposito di tornar utile alla patria, egli ha il dovere di concorrere con tutti i mezzi di cui dispone, alla buona riuscita delle operazioni militari: tutti anche donne, i vecchi e i fanciulli possono trovar modo di rendersi utili all’ esercito e al paese.

Quanto occorre all’ esercito, gli è dovuto: le prestazioni che saranno a voi richieste saranno equamente ricompensate; con rimborsi immediati o con buoni da liquidare in seguito

…..  ……

Cittadini!

Gli eventi ormai maturi stanno per portarci verso una più grande Italia. Siate sempre forti e virili come i vostri grandi antenati.

Viva l’Italia, Viva il Re!

Asiago 23 Maggio 1915. ”

In questo manifesto si chiede la calma, ma soprattutto la collaborazione rassicurando che le requisizioni, o i danni collaterali della guerra, verranno sempre risarciti.  Gallio nella sua posizione nella Valle dei Ronchi sembrava essere nascosta alla lontana guerra e anche più protetta della vicina Asiago.

La Prima Guerra Mondiale tuttavia portò grandi innovazioni tecnologiche, la mitragliatrice, i gas e soprattutto l’aereo, che venne evoluto per soddisfare i requisiti della guerra, e che con lo scoppio delle ostilità del 1914 fu operativo per la ricognizione, per dirigere il tiro delle artiglieri e  per bombardare. 

Gallio, come Asiago, fu obiettivo fin da subito degli aeroplani austriaci che continuavano ad osservare le truppe italiane e il via e vai dei rifornimenti che andavano verso il fronte.

De Mori scrive sulle popolazioni dell’Altopiano:

Quello che dico di Asiago nei primi mesi di guerra, lo si può ripetere per tutti gli altri paesi dell’altopiano dei sette comuni: Rotzo, Roana, Gallio, Enego ecc. i cui boschi e i cui pascoli erano stati trasformati in campi di battaglia, ma la cui popolazione fraternizzava con i soldati

Giuseppe de Mori

Il 1915 si conclude con una relativa calma, la guerra ancora lontana sembra immobile al confine. La guerra dei forti comportò le prime ingenti perdite da entrambi gli schieramenti. Gli Italiani tentarono inutilmente  di sfondare nella piana del Vezzena.

La popolazione scoprì così la guerra con i primi feriti e caduti che scendevano verso la pianura, conseguenze della fallimentare strategia dei comandi Italiani. I comandi austro-ungarici iniziarono, dalla fine del 1915, a preparare una grande offensiva che doveva permettere alle truppe austriache di scendere in Pianura: la Strefexpedition.

Gallio nella Grande Guerra – 1916

La strafexpedition 1916

1916 – L’ anno della distruzione e della quasi perdita della guerra.: così potremmo in poche parole descrivere il 1916. La strafexpedition, o spedizione punitiva, così fu chiamata l’offensiva contro L’ Italia, iniziò il 15 Maggio 1916.

L’ offensiva austro-tedesca con circa 2000 cannoni di vario calibro e 18 divisioni (400000 uomini,) sferrò in un primo momento un pesantissimo bombardamento sulle linee italiane e successivamente l’inizio dell’avanzata.

L’ offensiva era stata affidata all’ 11 armata (che doveva attaccare tra Camporovere e la sella di Carbonare) e alla 3 armata (che doveva conquistare l’intero altopiano).

Doveroso è capire l’importanza di Gallio e Asiago in questa delicata situazione. Asiago era un importante centro logistico, ma non da meno lo era Gallio con il suo accesso alle Melette, Ortigara ecc. Gallio inoltre con la Val Frenzela che scende in Valsugana fino a Bassano diveniva uno degli  obiettivi dell’esercito austriaco.

Con l’inizio dell’offensiva arrivarono anche i primi colpi di cannone su Asiago. La popolazione si ritrovò la guerra in casa con i vari colpi di cannone del “lungo Giorgio” che sparava dal lago di Caldonazzo (era un cannone navale da 350 mm).

La popolazione di Asiago in panico, con le bombe che iniziavano a distruggere tutta la cittadina, pensarono dunque di ripararsi nella vicina Gallio, che non sembrava sotto il tiro del cannone.

Ma nel pomeriggio /sera del 18 maggio 1916, i primi colpi arrivarono anche su Gallio. Il primo proiettile  cadde proprio di fianco alla chiesa di Gallio, quasi a monito del terribile futuro che la cittadina avrebbe dovuto incontrare. Altri proiettili caddero ai piedi del Monte Lekele, nella strada che porta da Asiago a Gallio e in Val dei Ronchi.

Così iniziò l’esodo. La popolazione di Canove, Asiago, Gallio ecc. cominciò a scendere verso la pianura (verso inizialmente Valstagna e Campomezzavia), abbandonando alla guerra tutti i loro averi. Alcuni pensavano che non sarebbero mai più tornati, altri forse che la guerra sarebbe durata poco e che quindi l’esodo in pianura sarebbe stato solo una “breve vacanza”.

La spedizione punitiva fu solo l’assaggio della distruzione che toccò Gallio, per la sua posizione strategica nell’altopiano. Gallio fu infatti, fino alla fine della guerra, sotto il tiro delle artiglierie di entrambi gli schieramenti.

Frescura scrive:

16 Maggio 1916 – Appare la maschera tragica della guerra. Donne, uomini e bambini fuggono precipitosamente per Gallio e oltre. Fuori dall’ incubo del cannone. L’ aeroplano nemico dall’ alto spia. Una vecchia lascia le chiavi di casa ad un soldato e implora: Mi raccomando di dare acqua ai fiori!

….

17 Maggio 1916 – continua l’esodo. Carri, carretti, bestiame, donne, bambini cose. Così fugge il corteo dolorante

Attilio Frescura

Scrive ancora Frescura:

Ore 14:00 – il cannone infuria anche su Gallio. Snida anche di là i profughi, che potevano sorvegliare le loro case vicine (parla dei profughi da Asiago). Ancora il cannone li caccia:

Via! Via! Passa la morte!

Attilio Frescura

A quanto sembra, il parroco di Gallio, Don Francesco Caron fu l’ultimo a lasciare la cittadina. Dal Monte Sisemol assistette scendendo verso la pianura alla distruzione di Asiago. Che ormai era tutta in fiamme.

Il 21 maggio 1916, le linee italiane del Vezzena furono distrutte, di conseguenza le truppe austro-ungariche  trovarono la via libera per la Val d’ Assa e per il versante orientale dell’Astico.

Nel giro di pochi giorni l’offensiva austro-ungarica riuscì ad occupare luoghi chiave come: Il Zugna, Col Santo, buona parte del Massiccio del Pasubio, Monte Toraro, l’altopiano di Tonezza, Il Portule, bocchetta Portule e la Piana di Marcesina. Le truppe Austriache conquistarono il Portule il 23 Maggio 1916, successivamente anche Cima 11, Porta Manazzo, Val di Nos e Campomulo. Gallio aveva le ore contate.

Il 25 Maggio 1916 le truppe austro-ungariche riuscirono ad arrivare ad Arsiero e ad attestarsi in posizioni chiave per continuare l’offensiva in direzione Vicenza – Venezia e far capitolare l’Italia. 

Il 28 Maggio 1916 gli Italiani sono così schierati:

  • Brigata Granatieri: Da Punta Corbin a Monte Lemerle.
  • 5 Reggimento Bersaglieri: Da Monte Lemerle al Turcio.
  • Brigata Etna: Da cima Eckar a Meletta davanti.
  • Gruppo Alpini Foza: Da Monte Fiara ai Castelloni di San Marco.

Gli Austro ungarici sono invece così schierati:

  • 28 Divisione (55 e 56 brigata): Dalla confluenza delle valli Ghelpach e Assa a Camporovere.
  • 22 divisione (12, 18, 43 brigate): Da Camporovere a Spitz Keserle.
  • 6 Divisione (11 brigata di fanteria e 2 -8 da montagna) Da Spitz Keserle ai Castelloni di San Marco.

Il 29 Maggio 1916 fu occupato il Forte Corbin e l’avanzata continuò fino al Monte Cengio.  Il 29 Maggio alle ore 15:00 Gallio veniva occupata dalle truppe Austriache. Sembrava ormai riuscita l’offensiva, ma  il comando supremo riuscì a mandare più di 100.000 uomini dal fronte Giulia in poco tempo e ad arrestare l’avanzata.

Negli ultimi giorni di Maggio Gallio divenne una zona di combattimento. Ovunque trincee, avamposti e posti di osservazione. Le cantine delle case vennero trasformati in rifugi. Intanto però le montagne vicine resistevano: le Melette, il Monte Sisemol ecc. bloccarono l’avanzata austriaca verso la Val Frenzela e quindi verso la pianura.

Ai primi di Giugno 1916 iniziò la prima battaglia delle Melette. Gli Italiani si erano schierati sui monti sovrastanti Gallio come estrema difesa alla pianura. 

Al 1 Giugno 1916 le truppe italiane erano schierate:

  • Da Turcio a Sasso di Asiago: Brigata Lombardia
  • Da Monte Val bella – Monte Sisemol – Melette davanti – Monte Zomo –Malga Stenfle: Brigata Etna
  • Val Miela e Monte Fior: Battaglione Morbegno
  • Monte Castelgomberto: Battaglione Val Maira
  • Il Monte Tondarecar: Battaglione Monvisio
  • Monte Spill: (di riserva) Battaglione Argentera
  • Da costa Alta a Monte Brustolae: 14 Reggimento Bersaglieri e battaglioni alpini Val Cenischia e Saccarello

Fino al 12 Giugno 1916 si combatté assiduamente per conquistare i monti chiave, come Monte Fior, Monte Castelgomberto o per tenere la Val Frenzela. Ricordiamo che le truppe Austro-ungariche si trovarono ad un passo a scendere nella Val Sugana. Era dunque importantissimo tenere le posizioni.

Il 2 Giugno 1916 l’offensiva austro-ungarica venne definitivamente arrestata (anche grazie alla rottura del fronte Russo) e i comandi italiani iniziarono una contro offensiva, che nonostante alcuni problemi iniziali, riuscì ad avere degli ottimi risultati.

La Strafexpedition causò oltre 35000 profughi, i 3399 di Gallio vennero inizialmente trasferiti ad Albettone, per poi fino alla fine della guerra “girare” tra le Provincie di Padova, Treviso e Venezia. Sorte sicuramente migliore di molti profughi di Enego che finirono anche in Calabria.

La controffensiva italiana 1916 – Gallio

La battaglia dell’ origara

Tra il 22 e 24 Giugno 1916 vennero occupate dagli italiani le pendici a sud est di Cima Mezzana, riva a sinistra di Valletta di Piazza sul Pasubio, i valloni di Monte Pruche nell’ alto Posina. La pressione Italiana provocò il ripiegamento austro-ungarico e le truppe italiane colsero la ritirata per penetrare e riconcorrere il nemico.

L’ offensiva ideata dal Generale Cadorna vedeva impegnata particolarmente la zona di Gallio. La controffensiva doveva sferrarsi dalla zona dalla Val Frenzela ai castelloni di San Marco per riconquistare come obiettivo principale il Portule.

Il 25 Giugno 1916, le truppe Italiane raggiunsero ed espugnarono la linea di difesa austriaca Valletta di Campomulo –Gallio – Melette – Asiago e la linea Monte Bel-monte – Monte Barco – e Monte Cengio. Sul Fronte del Posina le truppe Italiane si impadronirono del Monte Pria forà e cercarono la discesa nella valle. Nell’ alta Vallarsa furono espugnate Raossi e le pendici del Monte Menerle.

Il 26 Giugno 1916, le truppe italiane riuscirono ad occupare Posina e la conca di Arsiero; mentre nell’ altopiano di Asiago ritornavano Italiane Punta Corbin, Cesuna, Valletta di Nos, e monte Keserle. Anche Gallio il 26 Giugno tornava italiana grazie alle truppe del 12 corpo d armata. Le truppe della brigata Sassari in testa alla contro offensiva nella zona di Gallio riuscirono a riconquistare la cittadina, conquistando il monte Longara e riuscendo a far ripiegare le truppe austriache fino al Monte Zebio.

Nei giorni successivi le numerose conquiste Italiane nella Zona di Monte Cimone, Pasubio e Ortigara riportarono la zona di Asiago sotto il controllo Italiano facendo tornare le truppe Austro-ungariche nel Trentino e nella parte settentrionale dell’altopiano. La contro offensiva italiana fu arrestata per spostare maggiori forze nel Goriziano.      

La Linea austro-ungarica “Winterstellung” rimaneva più che mai tenuta: Monte Ortigara –  Monte Zebio – Monte Mosciag – Monte Interrotto. Il 28 Luglio 1916 il comando supremo decise definitivamente di arrestare la contro-offensiva.

Nell’ estate del 1916 le truppe italiane cercarono nuovamente di avanzare e conquistare le posizioni austriache del Portule, del Monte Zebio e del Monte Ortigara. Anche le zone occupate dagli austriaci di Roana e Rotzo furono gli obiettivi italiani di quei giorni.  In autunno l’altopiano divenne un enorme cantiere in previsione dell’inverno. Ovunque vennero fortificate le posizioni, furono costruite nuove strade e ricoveri. 

L’ inverno 1916/1917 si rivelò uno dei più duri e comportò moltissimi problemi soprattutto per il freddo e le abbondantissime nevicate.

Gallio nella Grande Guerra – 1917

Il 1917 aprì le porte a un nuovo scenario, sia a livello Europeo che nell’ altopiano di Asiago.

Entrarono in guerra gli Stati Uniti che dettero un enorme impulso, sia a livello economico che a livello militare agli alleati.  L’uscita dell’Impero Russo dalla guerra provocò l’arrivo di truppe tedesche in Italia e nuovi battaglioni austriaci in Altopiano.

Mentre da parte alleata arrivarono in altopiano di Asiago le truppe Franco/Inglesi che aiutarono fortemente gli italiani a sostenere l’ultima resistenza.

Operazione K sull’ altopiano di Asiago 1917

Gli Italiani per consolidare la presenza nei punti strategici e far ritirare il nemico su posizioni più a Nord (cercando così di occupare le posizioni pre strafexpedition), studiarono un nuova offensiva: l’operazione K. Sull’ altopiano il generale Cadorna schierò 154 battaglioni con più di 300.000 uomini.

Per  Gallio l’operazione voleva dire alleviare la pressione sulle truppe Italiane nei monti circostanti alla cittadina e cercare nuovamente di conquistare il Portule.

Intanto però nel lungo inverno gli austro-ungarici avevano approfittato dello stallo per fortificare maggiormente le posizioni sulla linea: torrente Assa – Monte Rasta – Monte Zebio – Monte Colombara – Monte Forno – Monte Campigoletti – e Monte Ortigara.

Nonostante l’operazione fosse stata rinviata più volte per il tempo (doveva essere a Settembre 1915 ma l’inverno arrivò prestissimo con abbondanti nevicate) , l’attacco iniziò il 10 Giugno 1917. L’ operazione culminò con il “Calvario degli Alpini”. 

Fino al 30 Giugno 1917 le truppe Italiane si immolarono per conquistare varie posizioni, ma soprattutto la Cima dell’Ortigara. Le operazioni furono sanguinose e l’omonima cima venne conquistata e persa la settimana dopo. La Battaglia dell’Ortigara costò la vita a più di 24000 italiani.

Con la 12 battaglia dell’Isonzo e quindi la Caduta di Caporetto (24 Ottobre 1917), le truppe Austro- tedesche penetrarono in profondità fino al fiume Piave. Le truppe Italiane si ritrovarono allo sbando senza ordini e senza capire dov’ era effettivamente il nemico.

Anche le posizioni italiane sull’ altopiano di Asiago risentirono della disfatta di Caporetto e le truppe austro-tedesche sferrarono numerosi attacchi che portarono a una delicata situazione.

Gli Italiani dovettero abbandonare il Monte Fiara, e il Monte Ongara per difendersi nelle Melette di Gallio e scongiurare la discesa in pianura. Il 10 Novembre 1917 la linea del fronte scese dalle vette a Nord dell’Ortigara alle case ormai distrutte di Gallio. Gallio tornava il 10 Novembre 1917 Austriaca, grazie alla discesa dalla Val di Nos di 3 battaglioni Kaiserjager della 1 Brigata.

L’ 11 Novembre 1917 iniziava la seconda battaglia delle Melette, il settore italiano era così schierato:

  • Dal Monte Badenecche – Val Brenta – Ciglione destro della Val Gadena: 52 Divisione (Alpini del 1 e 4)
  • Badenecche – Tondarecar – Castelgomberto – Monte Fior –Torrione – Bocchetta Slapeur –Meletta ristecco – Casara Meletta Davanti – Giare rosse: 29 divisione (Brigata Regina e 3 Alpini)
  • Monte Zomo – Monte Sisemol passando per Sambugari – Val Frenzela – Stenfle: 2 Divisione (Brigata Toscana, 5 Bersaglieri, 16 reparto assalto)
  • Sisemol – Bertigo – Pennar – Meltar – San Sisto: 57 Divisione (Brigate Pisa e Mantova)

Caduto in mano austriaca il Monte Longara, la riconquista di Gallio divenne un miraggio (nonostante i vari contro attacchi per riprendere l’abitato, gli austriaci si erano trincerati nelle rovine e anche dentro la chiesa) e le truppe Italiane si spostarono sul Monte Sisemol. A novembre 1917 caddero in mano nemica anche Il Monte Castelgomberto e Monte Fior, spostando così la guerra nei monti: Monte Sisemol, Monte Eckar, Col del Rosso e col d’ Ecchele.

Arrivato l’ inverno e quindi la neve, si diede nuovamente uno stop alle operazioni in Altopiano. Le posizioni tenute dagli Italiani ad inverno 1917/1918 erano:

  • Tre Monti prima del 24/12/1917 (Monte Val Bella, Monte Col del Rosso e Col d’ Ecchele) che vennero persi la vigilia di Natale per poi essere riconquistati nel 1918.
  • Successivamente alla perdita dei tre monti: Cesuna – Kaberlaba – Monte Echar – Monte Costalunga – Val Bella – Col del Rosso.

Per venire in aiuto agli Italiani, arrivarono in altopiano truppe Franco-inglesi alla fine del 1917, che riuscirono ad arrestare la corsa austro-tedesca alla pianura.

Gallio nella Grande Guerra 1918

Con la conquista dei Tre Monti le truppe austro-tedesche provarono a scendere nuovamente in pianura verso la Val Frenzela in direzione bassano del Grappa. I comandi Italiani capirono l’obiettivo nemico e l’importanza strategica di quelle tre montagne. Ne conseguì le varie battaglie dei Tremonti (28-31 Gennaio, 15-19 Giugno, 29-30 Giugno). Di particolare rilevanza è stata la battaglia del 28 -31 Gennaio 1918 ove vi fu grazie alla Brigata Sassari la prima grande vittoria dopo Caporetto.

Le zone di Asiago e Gallio con i loro monti diventarono tra le zone più “calde” dell’altopiano dove si decidevano le sorti del fronte vicentino e di conseguenza dell’intera guerra.

Il 22 Febbraio 1918, a prova dell’uso dell’aviazione in guerra, viene segnalato un combattimento aereo sopra Gallio: 2 Aerei austriaci caddero a Gallio e a Nord di Asiago.

Il 1 Marzo 1918, furono schierate truppe Francesi a Sud di Gallio per diminuire la pressione sulle truppe Italiane ormai stremate. Le Truppe Francesi erano così acquartierate:

  • 1 linea: A Fianco delle truppe britanniche tra lo spiazzo del Prunno e la Fratta, dal Monte Tondo alla zona Pennar (fino al capitello). Per un totale di 3km
  • 2 Linea: Granezza di Gallio, Camporossignolo, Monti Gussela e Cimone. A 1500mt dalla prima linea.
  • 3 Linea: Dal Monte Corno al Monte Bertiaga.
  • Sono inoltre importantissime le posizioni francesi sulla linea Puffele – Campomezzavia – Turcio e Val. linea che arriva al di sotto dei “tre monti”.

La battaglia del Solstizio – Operazione Radetsky

Il 15 Giugno 1918, i comandi Austriaco-tedeschi tentarono l’ultima grande offensiva. Dal Piave all’ altopiano di Asiago l’operazione investì duramente tutti i settori. Vennero ripersi i 3 monti, nel settore di Cesuna vi fu una breccia e tornavano austriaci i Monti Val Bella e Col Del Rosso. 

Tra il 29- 30 Giugno 1918 gli Italiani riuscirono a conquistare definitivamente Col del Rosso, Monte Val Bella e Col d’ Ecchele. Vennero riconquistati inoltre dagli Italiani i tre monti perduti il 15 Giugno 1918, catturando oltre 2000 prigionieri.

Grazie all’ operazione Radetzky, Asiago, Gallio e Canove tornavano nuovamente sotto il contro austro-ungarico.

Dopo un’estate di relativa calma, l’ultima fase della guerra iniziò con l’offensiva di Vittorio Veneto. Il 30 ottobre 1918 le truppe austro-ungariche si ritirarono da Asiago  che tornava Italiana. Anche Gallio in quei ultimi giorni di Ottobre ridiventava Italiana.

Le truppe Italiane, francesi e inglesi sferrarono l’attacco il 1 Novembre 1918 in tutto l’altopiano scontrandosi soprattutto nel settore Val d’ Assa – Monte Rasta – Monte Interrotto. Le truppe austro-tedesche dovettero ripiegare nell’ altopiano di Folgaria e Lavarone per tentare di resistere ancora.

Ormai l’altopiano di Asiago era tutto sotto controllo Italiano. Arrivò dunque l’armistizio a Villa Giusti (Padova) il 4 Novembre 1918 .

L’ altopiano distrutto si presentava a fine guerra come una grande zona in rovina, spogliato di quello che dovevano essere boschi. Le vittime e i dispersi di entrambe le parti nel solo Altopiano di Asiago nelle principali battaglie sono (dato sottostimato) circa 335.000. Tra il 1920 e 1923 in altopiano furono censiti 41 cimiteri con oltre 50.000 salme.

La guerra portò via tutto alle popolazioni dell’altopiano di Asiago: parenti, case, boschi, lavoro … e molti non tornarono più. L’ esodo iniziato con la Strafexpedition comportò la fine per certi versi di cultura, tradizioni e storie familiari.

Scrive Giuseppe de Mori:

Di fiorenti centri abitati, come Asiago, Gallio, Foza, Tresche Conca, Roana, Rotzo non rimane più quasi il nome: In dette località come in altre dell’altopiano stesso e dei punti più battuti della Val Brenta la percentuale dei fabbricati interamente distrutti e resi completamente inabitabili raggiunse l’altissima quota del 95%.

Giuseppe de mori

Possiamo solo immaginare la disperazione.

Gallio 1919 – La ricostruzione

Con l’estate del 1919, iniziò la ricostruzione.

Si cominciò con lo sgombero delle macerie e con la raccolta delle denunce dei danni di guerra. Dopo l’approvazione dei piani regolatori, l’Altopiano divenne, dal 1921, un unico grande cantiere dove in pochi mesi si seppe ricostruire quasi tutto per poter far tornare le persone che aspettavano di tornare a casa.

Un enorme problema furono gli ordigni inesplosi che erano disseminati per  l’intero altopiano, ovunque si trovavano armi, bombe a mano, granate pronte a portare la morte ai malcapitati.

Dal problema tuttavia nacque un lavoro: il recuperante, ovvero persone che sfidavano la morte per disinnescare, rimuovere materiali costosi ecc. da bombe o da qualsiasi altra cosa che potesse dare qualche soldo in più.

Difatti il mestiere del recuperante che vendeva al ferro vecchio il materiale trovato durò per decenni  per la grande quantità di materiale che era purtroppo ancora presente. Oggi Il recuperante agisce per passione, grazie a metal detector e ricerche storiche cerca la storia e riesce così anche ad aumentare le collezioni ai musei di oggetti che altrimenti andrebbero perduti.

Impossibile oggi immaginare camminando tra le via di gallio cosa fu il conflitto. Questa pagina vuole infatti ricordare non solo i caduti ma anche tutti i civili che nella migliore dei casi persero tutto a causa della guerra.

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Fonti:

  • “Vicenza nella Grande Guerra 1915 – 1918” di Giuseppe de Mori
  • “Guerra sugli altipiani, testimonianze di soldati al fronte” a cura di Mario Rigoni Stern
  • “Guerra sull’ altipiano” di Vittorio Corà e Mauro Passarin
  • “1914 -1918, la Grande Guerra sugli altipiani” di Tullio Liber, Ugo Leitemperher e Andrea Kozlovic
  • “Vicenza nella Grande Guerra 1915 – 1918” di Giuseppe de Mori
  • “Melette 1916 – 1917” di Bepi Boccardo
  • “Grande Guerra – Francesi sull’ altopiano dei sette comuni” di Andrea Vollman – Francesco Brazzale
  • “L’ offensiva di primavera – 1916 la strafexpedition” di Alberto di Gilio

Copyright foto miniatura: https://www.paesionline.it/italia/tour-e-visite-guidate-gallio/centro-storico

Copyright foto copertina: https://www.storiaememoriadibologna.it/gallio-vi-1200-luogo

Le seguenti foto arrivano da un album di un soldato che ha scattato foto a Asiago, Breganze, Nove, Bassano ecc.

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Gallio – chiesa distrutta 1917
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Gallio 1917 – distruzione all’ interno della chiesa
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Gallio 1917 – inquadratura n.2 all’ interno della chiesa. Il tetto non esiste più.
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Gallio 1917 – rovine della base del campanile.
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Gallio autieri della sanità posano nelle rovine della cittadina il 25-07-1917.
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Gallio 1917 – le rovine della piazza principale
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Gallio inverno 1917 – si notano a dx i teli mimetici per nascondere l’ attività italiana dall’ alto e dalle posizioni austriache sui monti adiacenti.
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Chiesa di Gallio 1916
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Gallio 1917 – la strada che sale per Val campomulo?
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Gallio (?)

Le seguenti 2 foto sono state scattate a “Casa tanzer”, oggi località Tanzer sono al di sotto del Monte Ongara in località Malghe Tanzer.

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Malghe Tanzer 1917 – accampamenti italiani
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Malghe Tanzer 1917 – montagne di filo spinato.

2 Comments

  1. Bellissima collezione, alcune di queste immagini di Gallio non le avevo mai viste.

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    • Salve, la ringrazio moltissimo!
      Prossimamente arriveranno nuove località dell’Altopiano con altrettanti scatti inediti.
      Un saluto. A.s.G.

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